Parliamo di Congo

Attualità, di redazione, 23 Febbraio 2021

Probabilmente saranno stati pochissimi gli italiani che, dopo aver appreso la notizia dell’agguato in cui hanno perso la vita l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci, e l'autista congolese Mustapha Milambo, avranno ripensato all’eccidio di Kindu del novembre 1961 quando, nell’allora Repubblica del Congo, vennero uccisi tredici aviatori italiani, parte del contingente dell’ONU mandato nel paese africano per provare a ristabilire l’ordine dopo i mesi difficili seguiti all’Indipendenza ottenuta il 30 giugno 1960.

Gli archivi servono anche e soprattutto a questo, a tenere viva la memoria.

La Settimana Incom seguì con molta attenzione l’evoluzione delle notizie che arrivavano dal Congo, anche con toni che diverse volte, volendo apparire sarcastici, sconfinavano nel razzismo più becero.

Congo belga, vento di libertà sull’Africa titola il servizio che annuncia l’avvenuta indipendenza del Congo Belga. Le feste però durano poco e già dal luglio il paese precipita in una crisi violenta, con rivolte popolari, durante le quali resta ucciso il viceconsole italiano Tito Spoglia, e che indurranno il consiglio di sicurezza dell’ONU ad inviare delle truppe per provare a salvaguardare la popolazione civile e i profughi che cercano una via di fuga verso la Rhodesia.

La guerra civile si trascina: nel dicembre del 1960 viene arrestato il padre dell’indipendenza del Congo, Patrice Lumumba. La Settimana Incom ci mostra il leader congolese sbeffeggiato dai militari fedeli a Mobutu, il nuovo uomo forte del paese, che fino a qualche mese prima lo avevano esaltato.

Poche settimane dopo, il 17 gennaio 1961, Lumumba verrà assassinato: primo, e per 40 anni unico, leader congolese ad essere democraticamente eletto, verrà molto rimpianto. I negri per Lumumba: è sempre La Settimana Incom, con un titolo oggi giustamente improponibile, che così ci racconta le proteste seguite all'assassinio del leader congolese, rimasto probabilmente vittima, oltre che dei suoi avversari interni, anche della guerra fredda che contrapponeva in quel momento Unione Sovietica, cui Lumumba aveva chiesto aiuto, e gli Stati Uniti, preoccupati di un'eventuale influenza russa in Africa.

Intanto proseguono gli scontri, che investono anche l'Europa: in Belgio i manifestanti prendono d'assalto l'ambasciata della Repubblica Araba Unita, mentre anche la Cina fa sentire la sua voce, protestando contro l'invio delle truppe dell'ONU nel Congo.

Questo è il clima che si respirava nel paese e nel mondo quando, l'11 novembre del 1961, i militari italiani, forse scambiati per mercenari belgi, vennero trucidati a Kindu. Seguirono in Italia manifestazioni, che come possiamo vedere da alcune foto del fondo Vedo, assunsero toni razzisti e ferocemente anticomunisti.

 

Furia nera. La Incom racconta l’eccidio di Kindu

Tra colonialismo, indipendenza e cinema, il Congo nell’Archivio

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