I giorni di Vermicino

Archivio Storico Luce Timeline, di redazione, 12 Giugno 2021

Le foto presenti in questa galleria, ancora inedite nel portale dell’Archivio, sono la testimonianza del dramma che si consumò a Vermicino quarant’anni fa, tra il 10 e il 13 giugno del 1981. Dramma che ha segnato la vita di molte persone: dai famigliari di Alfredo Rampi, che per tre giorni assistettero impotenti ai tentativi, purtroppo falliti, di salvare il loro congiunto, un bambino di appena sei anni, caduto in un pozzo a più di 70 metri di profondità.

Segnò la vita di chi quel bambino provò a salvarlo: speologi, persone che solo perché molto minute pensarono di poter essere in grado di aiutare. Tra tutti Angelo Licheri, che arrivò a toccare il piccolo, senza riuscire però a tirarlo fuori dal pozzo e che a 40 anni di distanza non riesce a dimenticare quelle giornate.

Segnò la vita di Nando Broglio, il vigile del fuoco che per ore e ore stette sul bordo del pozzo parlando con Alfredino, per tenerlo sveglio e infondergli fiducia.

Quel dramma cambiò anche la televisione italiana, allora in sostanza solo RAI, e il mondo dei media in genere. Le telecamere sostarono per tre giorni in quello spazzo enorme, in attesa di un lieto fine che con il passare delle ore si faceva sempre più improbabile: “Volevamo vedere un fatto di vita, e abbiamo visto un fatto di morte”, come disse Giancarlo Santalmassi, aprendo l’edizione straordinaria del TG2, nel dare la notizia della morte del piccolo Alfredo.

La stampa di quei giorni aprì a caratteri cubitali su quello che avveniva in quella campagna vicino a Roma: non era mai successo prima per episodi analoghi che pur non erano mancati.

Molti sostengono che così, in quei giorni, nacque la TV del dolore: “Era diventato un reality show terrificante”, disse Piero Badaloni, che condusse quasi per intero la diretta da Vermicino.

Arrivò anche Sandro Pertini, il Presidente della Repubblica, che rimase a lungo accanto a Franca e Ferdinando Rampi, i genitori di Alfredo. Ma, e qui sta il punto, una vicenda drammatica non diventa reality show solo perché la TV la mostra, ma anche e soprattutto perché le persone la guardano. Furono milioni gli spettatori che passarono ore e ore davanti allo schermo in quelle caldissime giornate di inizio giugno: aspettavano tutti il lieto fine e sono diventati testimoni impotenti di un incubo. Però, pur potendolo fare, non si allontanarono dal televisore.

L’Italia in quei giorni si scoprì un paese impreparato e inadeguato. Mancava ancora una protezione civile, il cui ruolo fu svolto dai Vigili del Fuoco, presenti sul posto con il comandante del reparto di Roma Elveno Pastorelli. Mancavano soprattutto le attrezzature necessarie a salvare la vita di Alfredino.  Come dirà Leonardo Sciascia: “È stata una notte come quella del primo sbarco sulla luna: il trionfo della tecnologia allora; la sua tragica sconfitta ora, davanti al pozzo di Vermicino. Si può andare sulla luna, ma non si può salvare un bambino caduto in un pozzo. Ne veniva un senso di angosciosa impotenza, di disperazione”.

 

Alfredo Rampi Cronaca televisione Vermicino
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