Paolo Borsellino e via D’Amelio

Archivio Storico Luce Timeline, di redazione, 19 Luglio 2019
Al termine di un'intervista rilasciata a Lamberto Sposini poche settimane la strage di Capaci nella quale hanno perso la vita Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della sua scorta, Paolo Borsellino risponde: "Guardi io ricordo ciò che mi disse Ninni Cassarà allorché ci stavamo recando insieme sul luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del 1985. Mi disse: convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano. L'espressione di Ninni Cassarà io potrei anche ripeterla ora, ma vorrei poterla ripetere in un modo più ottimistico. Io accetto, ho sempre accettato più che il rischio, la condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e vorrei dire anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto a un certo punto della mia vita di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che dovevo correre questi pericoli. La sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi, come viene ritenuto, in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri insieme a me e so anche che tutti i noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione, o fianco vorrei dire dalla certezza che tutto questo può costarci caro".
Di settimane ne passano poche altre e il 19 luglio del 1992 anche Borsellino rimane vittima, in via D'Amelio, sotto casa della madre, di un attentato che spazza via la sua vita e a quella dei cinque uomini della sua scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina.
Con queste parole Paolo Borsellino ricordava Giovanni Falcone: "La morte di Falcone, ovviamente, mi ha lasciato in uno stato di grave situazione psicologica per il dolore provato in quanto non si tratta soltanto di un collega compagno di lavoro ma si tratta probabilmente del più vecchio dei miei amici che è venuto meno [...]. Ho temuto nell'immediatezza della morte di Falcone una drastica perdita di entusiasmo nel lavoro che faccio. Fortunatamente, se non dico di averlo ritrovato, ho almeno ritrovato la rabbia per continuarlo a fare".
Totò Riina e la mafia allora vincente dei Corleonesi non gli permisero di continuare quel lavoro.
Gli scatti della galleria, ancora parzialmente inediti, fanno parte di un fondo, il Mastephoto, di recente acquisizione da parte dell'Archivio Luce.
Attentati Mafia Paolo Borsellino
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