AMATE SPONDE, una sinfonia sul corpo dell’Italia. Intervista a Egidio Eronico

Attualità, di redazione, 25 Ottobre 2022

Amate sponde, il nuovo lavoro di Egidio Eronico, è un film di immagini e musica. Il ricordo non può che andare a Koyaanisqatsi, film sperimentale diretto nel 1982 da Godfrey Reggio. Anche il regista ne è consapevole ma in qualche modo ne prende le distanze: "Ho cercato di evitare tutti gli estetismi che, per quanto affascinanti, sono presenti in Koyaanisqatsi … [perché allora erano sperimentali mentre] oggi sono diventati linguaggio corrente".

Il suo modello invece è il cinema muto: "Ritengo che il cinema, il muto, negli anni Venti aveva già raggiunto il suo massimo espressivo".

"Quindi l’aspirazione, per quanto mi riguarda, era quella di riuscire a raccontare un paese come il nostro tornando però un po’ al cinema delle origini e quindi affidandomi unicamente alla forza espressiva delle immagini e in questo caso anche della musica e del suono che le accompagnano". Oltre a questo il regista parla anche di due modelli importanti da cui ha tratto aspirazione: "Mi sono rifatto alla lezione di Ejzenštejn che parlava di vedere la musica e di ascoltare le immagini. Forse anche una delle origini segrete del film Amate sponde sono alcune parole di Fellini nella prefazione alla pubblicazione della sceneggiatura de La voce della luna in cui diceva che il cinema italiano, me compreso ovviamente, non ha saputo o non sa raccontare l’Italia. Gli americani col loro cinema ci dicono tutto del loro paese, noi niente".

Come si costruisce un film di sole immagini e musica? Racconta Eronico: "Ho iniziato il film con una sceneggiatura di 242 pagine fatta di immagini fotografiche, di diagrammi, di statistiche, poi tutte note e dati. Però la struttura narrativa del film era esattamente quella che vedete sullo schermo, quindi io ho concepito il film come se fosse una suite inglese di Bach, con un prologo, dei movimenti, degli sviluppi, dei ritorni e poi con un finale che riprende l’inizio, in qualche modo, variandolo".

Per la musica il regista sostiene di aver avuto sempre in mente dei modelli che poi insieme all'autore della colonna sonora, ha trasformato nel mix di acustica ed elettronica, a tratti anche molto spinta, che accompagna il film.

Eronico, sul finale dell'intervista, rivendica con forza che si tratta di un film pensato e realizzato unicamente per il grande schermo.

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