Lezione di storia dell’Archivio Luce

Si è chiusa con uno esempio di riutilizzo dei materiali del Luce la master class della Biografilm School

Lezione di storia dell’Archivio Luce in una Master Class

BOLOGNA. Si è chiusa con uno stimolante esempio di riutilizzo creativo dei preziosi materiali dell’Archivio Luce la master class dellaBiografilm School “Evento Archivi dell’Istituto Luce’ riservata agli studenti e ai follower del Festival e tenuta da Roland Sejko, regista di documentari (David di Donatello per Anija-La nave) oltre che direttore responsabile del sito dell’Archivio Storico Luce. Nella sala Mastroianni del cinema Lumière scorrono le immagini tratte da 9×10 NOVANTA, il film collettivo realizzato da nove registi nel 2014 quando l’Istituto Luce compì i 90 anni dalla sua fondazione. Nove piccoli film, ciascuno con 10 minuti di immagini dell’Archivio, scelte tra le migliaia di ore di filmati che contiene.

E qui a Bologna Sejko ha portato il suo L’entrata in guerra che prende il titolo dall’omonimo racconto di Italo Calvino e che prova a ricostruire l’atmosfera, il clima di quella giornata fascista e non della dichiarazione di guerra. La conferma che entrare nell’immenso tesoro dell’Archivio Luce significa rapportarsi non solo con un fondamentale serbatoio di conoscenza della Storia, ma anche di fantasie e di cinema. Da competente storico dell’Istituto Luce Sejko ha ripercorso la sua storia soprattutto ricorrendo a immagini originali o rielaborate in occasione della mostra ‘Luce-L’immaginario italiano’ (ora a Padova fino  al 2 settembre) di cui è stato curatore artistico e regista video.

Dalla sua fondazione nel 1924 con intenti educativi e didattici, tra cui l’obiettivo di far conoscere gli angoli più remoti dell’Italia in un’epoca in cui il turismo di massa era di là da venire. Alla sua funzione di propaganda del regime fascista con la nascita dei Cinegiornali e l’obbligo di programmarli nei cinema, fino alla caduta della dittatura. E’ in quel periodo che l’Istituto Luce viene a dipendere direttamente dal Minculpop e affida ai Cinegiornali il compito di raccontare l’Italia rurale e moderna, rimuovendo ovviamente i problemi sociali che il Paese viveva. Lo stesso silenzio e censura si ripresentano quando si tratta di documentare il conflitto e le sue conseguenze ricorda Sejko, “il Luce affronta in modo banale e semplicistico la propaganda di guerra, tant’è che la INCOM di Sandro Pallavicini, nata nel 1938, si rivela un concorrente agguerrito e più forte”.

E’ proprio la Settimana INCOM nel dopoguerra a rimpiazzare i Cinegiornali Luce ma il suo periodo d’oro termina con l’arrivo della RAI in tutte la case. E’ anche il momento in cui l’Archivio Luce acquisisce oltre alla Settimana INCOM (1946-1965) numerosi altri cinegiornali e anche i Combat Film, che vanno a costituire circa i due terzi dei materiali dell’Archivio, il restante riguarda la produzione realizzata negli anni del regime fascista. Smentendo così, come Sejko ricorda ai giovani studenti della master class, lo stereotipo che l’Archivio Luce sia solo il luogo della memoria fascista.

redazione Cinecittà News