Per fare cinema, racconta Luigi Magni in questa intervista del 2000, "è stato importante il momento storico nel quale ho vissuto e poi le scelte fatte successivamente. Io ero ragazzino quando c'erano i tedeschi a Roma, la caduta del fascismo e tutti questi avvenimenti che ci smarrirono perché non riuscivamo a capire tutto quello che succedeva e quindi la necessità o quanto meno il desiderio urgente di guardarci indietro e di vedere cosa era successo prima perché il passato non c'era a quei tempi. E allora forse tutte queste cose mi hanno dato proprio non dico il piacere, ma la necessità di guardare la storia".
Poi Magni parla dei racconti ascoltati in famiglia che gli hanno dato lo stimolo di comprendere e raccontare la storia: "Cominciai a sentire come un dovere civile ripensare e riproporre la Storia".
Magni parla poi della sua evoluzione: dai testi per Carosello, al periodo in cui fece teatro con Garinei e Giovannini, delle sceneggiature scritte e di quando giunse alla conclusione che i film che scriveva poteva dirigerseli da se: il primo, Fuastina del 1968 e Nell'anno del Signore dell'anno successivo che gli spalancò le porte del successo: "Ho concentrato tutto su Roma e sul potere temporale che è stato uno dei più assurdi e più inconcepibili della storia umana. E siccome questo potere stava a Roma, questo mi ha dato modo di usarlo come simbolo del potere. Poi da qui può anche essere nata la convinzione che io sono un anticlericale, ma questo non mi rende giustizia perché essere anticlericali non ha senso".
In conclusione il regista romano parla della scelta degli attori: "gli attori sono sempre venuti dopo per me, perché prima viene il copione per me. E poi gli attori erano quelli, non è che potevo inventarne degli altri. E poi erano attori di una bravura e di una simpatia unica. Nessuno me li ha mai imposti e io ho lavorato bene con tutti".
