Inaugurato il Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema

Attualità, di redazione, 30 Ottobre 2019

Le foto sono di Matteo Zannoni dell’Archivio Storico Istituto Luce

Alla presenza del ministro dei Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini, il 29 ottobre è stato presentato a Cinecittà il MIAC – Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema, che sarà aperto al pubblico dal prossimo mese di dicembre.

Durante la conferenza stampa, che è seguita alla visita delle sale del Museo, hanno preso la parola Roberto Cicutto, Presidente e Amministratore delegato di Istituto Luce Cinecittà, Felice Laudadio, presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia e Maria Pia Ammirati, direttrice delle Teche RAI.

Sono in seguito intervenuti i quattro curatori del Museo: Gianni Canova, Gabriele D'Autilia, Enrico Menduni e Roland Sejko. Con loro, per NONE, allestitori del Museo, Gregorio de Luca Comandini.

La giornata si è conclusa con le parole del ministro Franceschini, che dal 2014 si è impegnato per la realizzazione di questo progetto e, come ha detto lui stesso, per una strana bizzaria della politica, ha potuto inaugurare il MIAC, essendo da poco tornato ad occupare la carica che ricopriva cinqua anni fa.

A seguire le parole di Roberto Cicutto:

"Nel 2014, in occasione dei 90 anni di Istituto Luce, fu organizzata al Vittoriano di Roma la mostra “L’Immaginario Italiano” che percorreva quasi un secolo di storia audiovisiva d’Italia con i materiali dell’Archivio Storico Luce, dei fondi e degli archivi acquisiti successivamente e con i documentari prodotti per molti anni.

Il Ministro Dario Franceschini al termine della visita della mostra per i 90 anni, disse che si sarebbe dovuto fare un Museo mettendo assieme Archivio Luce e Teche Rai.

Cominciammo a parlarne con i curatori che avevamo scelto (Gianni Canova, Gabriele D’Autilia, Enrico Menduni e Roland Sejko) e contattammo non solo le Teche Rai, ma anche il Centro Sperimentale di Cinematografia, l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, la Cineteca di Bologna e altre istituzioni custodi e divulgatrici di patrimonio audiovisivo e cinematografico.

Oggi si parla di industria audiovisiva e non ci si scandalizza più nel mettere forme proprie della settima arte vicino ad altre fino a poco tempo fa considerate “minori”. Questo è quello che il MIAC vuole rappresentare, rivolgendosi al pubblico che ha vissuto e riconosce queste esperienze, ma anche a quei giovani e giovanissimi che spesso non le conoscono, proprio nel momento in cui la tecnologia li mette in grado di produrre e distribuire essi stessi foto, musica, video.

Gli archivi custodiscono veri e propri capolavori sia dal punto di vista dell’importanza della documentazione che sul piano estetico.

Gli operatori del Luce tanto devono al grande cinema russo d’avanguardia quanto hanno dato al neorealismo.

La televisione ha inventato nuove forme narrative sempre più frequentate anche da grandi autori e con l’immediatezza della documentazione in diretta ha e continua ad arricchire la testimonianza audiovisiva da oltre 60 anni.

I modi di raccontare oggi assumono forme inimmaginabili fino a pochi anni fa e si arricchiscono continuamente grazie alle nuove tecnologie (nell’ animazione, nella realtà aumentata e virtuale compresa una parte significativa del mondo del videogame).

Si sarebbe potuto documentare tutto ciò negli spazi e con i mezzi a disposizione per costruire il MIAC? Certo che no.

Dobbiamo quindi considerare questo nuovo luogo di conoscenza e di intrattenimento come una start up capace di trasformarsi, arricchirsi, rinnovarsi ogni volta che parrà opportuno farlo. I curatori spiegheranno le ragioni delle loro scelte e i progettisti i mezzi che hanno creato per presentarle.

Voglio aggiungere una cosa molto importante per noi che lavoriamo fra le mura di Cinecittà. Da quando l’idea di MIAC ha cominciato a farsi strada a oggi (95mo compleanno di Istituto Luce) molte cose sono accadute.

Istituto Luce Cinecittà nel luglio del 2017 ha acquisito le attività del ramo d’azienda Cinecittà Studios e con esse l’edificio nel quale il MIAC trova casa: la vecchia sede del laboratorio di sviluppo e stampa di Cinecittà. Per decenni, questo edificio, ultima stazione della produzione di un film prima della distribuzione nei cinema, ha visto sviluppare e stampare milioni di rulli di pellicola di film di grandi maestri o di nuovi autori.

Il laboratorio di sviluppo e stampa, chiuso dalla moderna tecnologia digitale, non rimarrà un luogo di archeologia industriale, ma sarà riaperto e diventerà parte integrante del MIAC, testimonianza viva di un mestiere, e della materia di cui sono fatti più di cento anni di cinema: la pellicola cinematografica.

Per tutto questo ringrazio le donne, gli uomini e le istituzioni “che hanno fatto l’impresa” (il Mibact, il cda, i curatori, i creativi, i miei dirigenti e tutti i lavoratori di Luce Cinecittà) e i nostri partner che ci hanno dato fiducia e intraprendono con noi questo viaggio cominciato un secolo fa nell’Immaginario Italiano.

Un ringraziamento particolare ad Alessandra Levantesi Kezich che ci ha affidato la ricca biblioteca di Tullio Kezich, spazio a disposizione (su prenotazione) di quanti vorranno approfondire i temi trattati nel museo".

Per quanto riguarda i curatori del Museo, hanno voluto così sintetizzare il loro lavoro:

"Si può dire che l’intera storia della cultura visuale italiana sia racchiusa nell’affermazione lapidaria di Federico Fellini, maestro dell’immaginario. Come l’altalena del suo “Sceicco bianco” (a sua volta materializzazione di un sogno da rotocalco) la nostra visualità, fotografica, cinematografica, televisiva, è stata un continuo alternarsi di realtà e fantasia, di prosaica quotidianità e di invenzioni poetiche. Non poteva che essere così. L’Italia, gli italiani, la loro storia, sembrano essere scaturiti da una mente visionaria. Lo splendore di un paesaggio caleidoscopico ha ispirato la fantasia dei pittori del passato come dei direttori della fotografia, i caratteri di alcuni straordinari o sconcertanti personaggi di invenzione trovano puntuale corrispondenza nella realtà di tutti i giorni, molte originali forme del potere comparse in Italia nell’ultimo secolo sarebbero del tutto impensabili in altri paesi. Dunque l’immaginario italiano, prevalentemente visuale in un paese di lettori pigri, non poteva che costruirsi su storie e immagini popolate da figure amabili o detestabili, eroiche o infami, inventate dalla fantasia degli autori o semplicemente osservate dall’occhio impassibile dell’obiettivo. Sogni, fantasie, speranze, opinioni di ognuno di noi sono custodite nelle sale di questo museo, dove possiamo osservarci come in uno specchio".

info

MIAC - Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema
Via Tuscolana, 1055 - Roma

Il giorno dell’apertura

MIAC Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema
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