La fiaba sospesa di Matteo Garrone

Attualità, di redazione, 24 Gennaio 2024

Nel 2002 Matteo Garrone, candidato agli Oscar con Io, capitano come miglior film internazionale, è al suo quarto lungometraggio, L'imbalsamatore. Un film importante per il regista romano che lo farà conoscere al grande pubblico e che gli frutterà il David di Donatello per la miglior sceneggiatura. Sceneggiatura che aveva scritto con Ugo Chiti e Massimo Gaudioso: "È stata una bella esperienza per me perché Ugo ha un approccio che definirei opposto al mio, tende molto alle tinte forti, io invece tendo molto alle sfumature. E Massimo cercava di mediare. Anche per questo è un film mio, però esploro anche un'aria di cinema che non avevo mai esplorato. È un film molto più costruito, molto più scritto".

Garrone parla poi delle maggiori possibilità offertegli da un budget più alto, della location scelta, Villaggio Coppola "che aveva qualcosa di inquietante, di metafisico, di sospeso che mi sembrava che fosse giusto per la storia".

"L'idea della fiaba è un altro dei punti fermi della scrittura. L'idea di raccontare una fiaba senza tempo". In effetti questo sarà un registro che tornerà spesso anche nei successivi lavori di Garrone.

L'importanza degli attori che sempre, pur in una sceneggiatura molto definita, apportavano qualcosa di loro. "Si sono legati molto ai loro personaggi e questo è stato molto importante perché non sono personaggi non positivi a tutto tondo ma poi neanche così negativi." Un'altra cosa molto importante è stata "che la psicologia dei personaggi si sposava molto bene con le persone che li interpretavano".

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