Quel primo scatto storico di Oliviero Toscani

Suo padre aveva fotografato Mussolini a Piazzale Loreto. Appena quattordicenne Toscani scatterà la foto di Rachele Mussolini in lutto il giorno della tumulazione di Benito Mussolini a Predappio.
Oliviero Toscani, morto il 13 gennaio all’età di 82 anni, ha dedicato la sua intera vita alla fotografia. A sei anni suo padre gli regalò la prima macchina fotografica: una Rondine della Ferrania. Fedele Toscani, il padre, era uno dei più importanti fotografi italiani, fotoreporter per il Corriere della Sera, fondatore dell’agenzia Publifoto, autore anche delle fotografie di Piazzale Loreto con le immagini del cadavere di Benito Mussolini e degli altri gerarchi.
Curiosamente sarà la salma di Mussolini l’occasione che segnerà l’inizio della carriera fotografica di Oliviero Toscani. Appena quattordicenne Toscani scatterà la foto di Rachele Mussolini in lutto il giorno della tumulazione di Benito Mussolini a Predappio. La foto sarà pubblicata in prima pagina sul Corriere della Sera. Lo racconta lui stesso nel suo libro “Caro Avedon”:
“Ho pubblicato la mia prima fotografia all’età di 14 anni. Mio padre mi portò a Rimini per il concorso di Miss Italia. Improvvisamente, fu chiamato dalla redazione del Corriere della Sera. Quel giorno, alcuni irriducibili sostenitori del fascismo avevano deciso di trasferire i resti di Mussolini a Predappio, in provincia di Emilia-Romagna, per seppellirli lì. Era un evento sensazionale, non lontano da dove ci trovavamo. Nel 1945 i fascisti avevano nascosto il corpo del Duce e, da allora, nessuno sapeva con certezza dove si trovasse. Mio padre aveva fotografato Mussolini morto, appeso alla celebre stazione di servizio, prima che la folla infuriata profanasse il suo corpo.
Ci precipitammo a Predappio. Appena arrivati al cimitero, mio padre mi consegnò una Leica e disse: “Se vedi qualcosa di interessante, immortalalo subito”. Mi arrampicai tra le croci del cimitero; c’era una folla numerosa, camicie nere, forze dell’ordine, caos e confusione. Fu allora che, un po’ in disparte, notai una Fiat 1400 nera parcheggiata lontano dagli sguardi curiosi. Due carabinieri salutarono una donna vestita completamente di nero, con il volto nascosto da un velo. Mi avvicinai strisciando. Provai a fotografarla mentre avanzava. I fascisti mi notarono e mi spinsero via, ma riuscii a scattare prima di cadere.
Tornati a Milano, mio padre sviluppò il rullino. Sorprendentemente, mi mostrò l’ultimo negativo e esclamò: “Oliviero! Oggi sei tu l’autore della fotografia del giorno!”. Fu così che la foto di Rachele Mussolini in lutto fece il giro del mondo. E fu così che decisi di diventare fotografo“.
Era il 31 agosto 1957. Iniziava da quello scatto la carriera di uno dei più grandi fotografi italiani.

Le foto di questo articolo sono pubblicate per la prima volta e provvengono dal fondo “Blow Up Agenzia Fotogiornalistica” ceduto gratuitamente all’Archivio Luce dal fotografo Mario Sayadi per la conservazione e la diffusione.  Il fondo è in attesa di  catalogazione ed è composto da circa un milione di fotografie tra negativi, diapositive e stampe che ritraggono personaggi della politica, dell’economia e delle istituzioni nonché alcuni fatti di cronaca dagli anni 1980 agli anni 2000.