Quayola Luce

L'artista romano ha eseguito la sua nuova opera pensata per i 100 anni dell'Istituto Luce

Relazioni temporali e nuovi dipinti algoritmici. Lo Smart Stage del Teatro 18 di Cinecittà, uno dei più grandi d’Europa, ospita l’opera-evento digitale di Quayola realizzata per i 100 anni del LUCE

“LUCE” – Relazioni temporali e nuovi dipinti algoritmici è l’opera digitale creata da Quayola e incastonata tra le iniziative presentate dalla presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia, per celebrare il centenario dell’Istituto Luce, uno dei più preziosi tesori nazionali e internazionali di memoria e cultura. Questa straordinaria installazione esplorerà una nuova gestualità ed estetica algoritmica attraverso i dipinti digitali dell’artista.

Commissionata dall’Istituto Luce, l’opera “LUCE” di Quayola è stata presentata come evento, performance e installazione immersiva sul monumentale schermo del Teatro 18 di Cinecittà, lo smart stage con uno dei ledwall più grandi d’Europa per riprese virtuali.

L’artista, durante la fase di ricerca, ha analizzato migliaia di immagini e video dell’Archivio Luce mediante sofisticati software di analisi per estrapolare dati legati a caratteristiche, movimento e composizione. Questi dati, grazie alla loro espressività intrinseca, hanno guidato la selezione delle immagini e dei video per la creazione dei dipinti digitali.

Attraverso una pratica che ibrida tradizione pittorica e ricerca tecnologica, Quayola darà nuova vita ai materiali dell’Archivio Luce. L’opera rappresenta un esempio della capacità propulsiva del nuovo corso dell’Istituto Luce, che intende fare cultura e non semplicemente conservarla.

Il progetto affidato da Cinecittà a Quayola per il Centenario del Luce rientra nelle linee guida del programma culturale per Cinecittà, che fin dal principio ho improntato all’insegna della multidisciplinarietà e dell’ibridazione dei generi, così com’è nella natura della Settima arte, che ne compendia diverse perché un film è un’opera di collaborazione composto da una sceneggiatura, una colonna sonora, delle luci, dei costumi, delle scenografie. Da queste premesse è nato, ad esempio, l’invito a Vanessa Beecroft, affinché realizzasse a Cinecittà il suo lavoro più imponente, legato alla tradizione cinematografica del luogo ma anche denso di linguaggi diversi – da quello fotografico, a quello pittorico, a quello teatrale – nella forma potente e suggestiva della performance. O le collaborazioni con i fotografi Francesco Jodice, Silvia Camporesi, Anna di Prospero.
Tutto sempre a partire dal ruolo centrale che riveste il Luce, patrimonio nazionale di immagini e filmati che deve essere divulgato, valorizzato, arricchito e messo in dialogo con altre espressioni artistiche.” – commenta la Presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia, sottolineando che – “L’opera-evento di Quayola, che coniuga tradizione pittorica e ricerca tecnologica, trasformando le immagini storiche dell’Archivio in dipinti algoritmici sul ledwall del Teatro 18, è la tappa più recente di un processo teso a rendere Cinecittà sempre più un luogo di pensiero e di produzione culturale stimolante e inclusivo, un laboratorio di ricerca aperto ai dibattiti del nostro tempo e alle forme d’arte più innovative per offrire esperienze diverse come l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze al servizio della collettività”.

Il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni: Tra i compiti principali del Ministero della Cultura rientra la conservazione dello straordinario patrimonio culturale dell’Italia, di cui importanti testimonianze del Novecento si trovano custodite negli archivi dell’Istituto Luce. Traendo ispirazione da questa eredità, l’opera-evento di Quayola esalta il nostro passato e lo traghetta alle generazioni future nella forma di un’espressione artistica inedita che fonde creatività e nuove tecnologie, un progetto in cui centrale resta l’ingegno umano. E sulla centralità del ruolo dell’artista rispetto alle macchine ci siamo già pronunciati in occasione del convegno su rischi e opportunità dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito culturale promosso al Ministero, un principio ribadito dal disegno di legge del Governo approvato lo scorso aprile in Consiglio dei ministri

L’opera di Quayola supera, quindi, la dimensione temporale delle immagini storiche, focalizzandosi sulla “pura forma” piuttosto che sull’iconografia o sul significato storico e sociale. In questa nuova sensibilità algoritmica, ricordi ed emozioni diventano estranei al linguaggio della macchina. L’algoritmo si confronta con l’incertezza, l’errore e le probabilità, generando una “poetica dell’errore”. La fallibilità della macchina, rispetto al suo ideale di precisione meccanica, diventa l’oggetto centrale dell’indagine estetica di Quayola.

Spiega Quayola: Credo che non ci sia mai stato un momento in cui il dibattito ‘reale vs artificiale’ sia stato più rilevante di come è ora e di come sarà negli anni a venire.
Nel mio lavoro cerco di riflettere sul fatto che viviamo in un’epoca permeata dalle nuove tecnologie, dove lo sguardo umano si ibrida con quello degli apparati tecnologici. La tecnologia, in quanto amplificatore delle percezioni umane, imprime alla realtà una modalità di visione che è allo stesso tempo aliena e rinnovata.
La macchina e il suo linguaggio, il codice, sono portatori di un’innovazione estetica che prende forma in una nuova gestualità; in LUCE i dati estratti dalle immagini e dai video di archivio diventano nuove unità espressive”.

La nuova opera dell’artista testimonia, dunque, la capacità innovativa dell’Istituto Luce, che guarda al futuro con l’intento di creare cultura attiva e dinamica. L’evento del 31 maggio segna un importante passo in avanti nella celebrazione del centenario di questo pilastro della memoria e dell’immaginario degli italiani.

L’AUTORE

Quayola impiega la tecnologia come lente per esplorare le tensioni e gli equilibri tra forze apparentemente opposte: il reale e l’artificiale, il figurativo e l’astratto, il vecchio e il nuovo. Costruendo installazioni immersive, spesso ospitate in siti architettonici storicamente significativi, è impegnato nella reinvenzione delle immagini canoniche attraverso le tecnologie contemporanee. La pittura paesaggista, la scultura e l’iconografia classica sono alcune delle estetiche tradizionali di cui si serve come punto di partenza per le sue opere d’arte ibride e installazioni immersive. La sua pratica variegata si basa sulla creazione di software personalizzati, per declinarsi attraverso performance audiovisive, video, sculture o opere su carta.
Le sue opere sono state esposte in prestigiose istituzioni internazionali tra le quali V&A Museum di Londra, Park Avenue Armory di New York; National Art Center di Tokyo; UCCA di Pechino, How Art Museum di Shanghai, SeMA di Seoul; Palais de Tokyo di Parigi; Ars Electronica Festival di Linz; Sonar Festival di Barcellona e al Sundance Film Festival.
Quayola collabora frequentemente con numerosi progetti musicali, lavorando al fianco di compositori, orchestre e musicisti, tra i quali la London Contemporary Orchestra, la National Orchestra di Bordeaux, l’Ensemble Intercontemporain, Vanessa Wagner, Jamie XX, Mira Calix, Plaid e Tale Of Us.
Nel 2013 è stato premiato con il Golden Nica ad Ars Electronica.