FREElance sulla strada. La mostra di Caio Mario Garrubba a Napoli

Dal 15 Aprile al 5 Giugno 2022
Un gigante del reportage fotografico internazionale del XX secolo, torna nella sua Napoli. 150 scatti, 30 anni di immagini, quattro continenti. Al PAN una mostra riscopre il genio di Caio Mario Garrubba

Le storie dell’arte, come ogni storia, non sono fisse cristallizzazioni nel tempo, ma vivono di verifiche, arricchimenti. A volte di riscoperte. Ora una grande mostra a Napoli regala una nuova visione di un maestro della fotografia, un artista apprezzato a livello internazionale, ma appartato nella storia e nei massimi circuiti, e che attende da tempo il giusto valore della sua scala. Che è quella di uno dei più grandi fotoreporter del XX secolo. Il suo nome è Caio Mario Garrubba.

Caio Mario Garrubba – FREElance sulla strada, è il titolo della mostra fotografica promossa e organizzata dall’Archivio storico Luce, ospitata a al PAN, il Palazzo delle Arti Napoli, dal 15 aprile al 5 giugno. Realizzata in collaborazione con il Comune di Napoli, e con COOP Culture e Magazzini Fotografici, per la cura di Emiliano Guidi e Stefano Mirabella, in un percorso di 150 scatti, per la maggior parte inediti, la mostra restituisce finalmente un fotografo che ha segnato un’influenza enorme sul fotogiornalismo internazionale e la street photography. E che ha saputo unire con uno sguardo unico racconto sociale e risultati estetici impressionanti.

La mostra del PAN segue il successo della prima esposizione allestita a Roma, e segna un ritorno, perché questo grande artista internazionale proprio a Napoli è nato, e qui ha avuto la sua prima formazione esistenziale, culturale, di rapporti con i colleghi. La città non ospita una mostra personale di Garrubba dal 1983, quasi un quarantennio: l’occasione è di quelle da non perdere. Anche grazie a una nuova sala realizzata ad hoc, interamente dedicata al rapporto tra Garrubba e Napoli: trenta scatti su una città dalla bellezza che rapisce, vista dalla strada, ad altezza dell’umanità che la vive.

L’esposizione del PAN raccoglie allora il cuore temporale dell’opera di Garrubba, con scatti che vanno dai primi anni ’50 ai primi ’80.

Nato a Napoli, classe 1923, Garrubba è stato dal suo esordio alla macchina nel 1953 – nel mitico ‘Mondo’ di Mario Pannunzio, con un seminale reportage dalla Spagna franchista – un infaticabile reporter camminatore. Un freelance dello sguardo, scopritore di quattro-cinque mondi. Di popoli lontani, città, esistenze, che i lettori spesso conoscevano proprio grazie agli scatti della sua Leica. Dopo la Spagna Garrubba ha inviato reportage dall’Unione Sovietica (nel ’57, quando in Europa non c’era chi non si chiedesse cosa vi accadeva), dall’Europa dell’Est (fino a diventarne uno dei principali narratori occidentali), dalla Cina (secondo fotografo europeo inviato a effettuare scatti nella Repubblica Popolare), dalla Thailandia. Dagli Stati Uniti, dove proseguì la lezione degli amati reporter di ‘Life’, dei Walker Evans, e dove entrò in contatto con William Klein; dal Brasile, la Francia, la Grecia… e dalla sua Napoli, e il meridione italiano.

Felicemente avulso dalla foto sensazionale che ‘fa notizia’, le sue immagini sono state regolarmente pubblicate dalle principali testate internazionali, come ‘Life’ ‘Stern’ ‘Der Spiegel’, ‘Nouvel Observateur’, ‘Guardian’, ‘L’Express’, e sulla stampa italiana da ‘Il Mondo’, ‘L’Espresso’, ‘Epoca’, ‘La Repubblica’, ‘Il Messaggero’, ‘il Venerdì’, ‘Vie Nuove’. Non ambiva a fotografare i grandi personaggi, ma nessuno come lui ha catturato Mao, Kruscev, JFK e Nixon, come fossero persone comuni. Perché il cuore della fotografia di Garrubba è questo: le persone, la gente comune, lo spirito della vita e del tempo. Che non è corretto dire sono immortalati, perché nelle sue immagini la vita scorre con una meravigliosa fluidità. Ma che rendono le sue foto immortali.

Alla Folomietov, compagna di vita e di lavoro di Garrubba

 

IL PERCORSO ESPOSITIVO

Articolata in un percorso di 150 scatti, tra foto ‘totali’, stampe vintage e provini, Caio Mario Garrubba – FREElance sulla strada nasce da un lungo certosino lavoro di revisione operato dai curatori, su tutti i negativi, stampe e provini del Fondo Garrubba: un corpus di oltre 60.000 negativi e 40.000 diapositive, che dopo la scomparsa dell’autore nel 2015 è stato acquisito interamente dall’Archivio storico Luce nel 2017.

Il percorso si dipana in una prima sezione lineare, e in un secondo tempo di ‘focus’ tematici, secondo un modulo non didascalico o cronologico, ma di associazioni visuali e ideali, con raccordisui soggetti, sui luoghi, temi, e soprattutto sugli sguardi. Come in un viaggio, un treno continuo che invita il visitatore a cercare le proprie connessioni.

Il titolo dell’esposizione gioca con la parola FREElance, proprio su questo aspetto del suo lavoro. Di reporter freelance, libero da appartenenze ma sentendosi a casa ovunque viaggiasse.

La strada diventa luogo privilegiato del reporter. E tale è la personalità dello sguardo garrubbiano, che le diverse città sembrano somigliarsi, e non si saprebbero distinguere ‘Mosca 1957’ da ‘New York 1970’, o ‘San Salvador de Bahia 1958’ da ‘Napoli, Italia 1956’ se non fosse per le didascalie. In Garrubba l’elemento umano è universale, lo sguardo creativo abbatte le differenze. Scrive un grande fotoreporter, e sodale, come Tano D’Amico: ‘Dedicava la sua vita a colmare il fossato che per decenni i regimi avevano scavato per dividere immagini e vita reale. Per dividere immagini e popoli’. La sua estetica precisa e ricercata, si saldava con la continua istanza sociale, di questo fotografo coltissimo che leggeva i romanzieri americani, e insieme Gramsci e Bakunin, e citava come molto utile alla fotografia Caravaggio.

CAMERA CON VISTA SU NAPOLI

Napoli ci appare nella mostra come quasi l’origine, e poi il punto di ritorno, di tutta la fotografia di Garrubba in giro per il mondo. Ritroviamo nelle foto del PAN, 30 scatti a colori e bianco e nero che soli varrebbero la visita, l’attenzione per la vita delle strade; gli sguardi onnipresenti dei bambini, che qui forse devono crescere più in fretta che altrove; sui vecchi che invece paiono perdersi in giochi sociali. Nelle foto napoletane di Garrubba c’è tutta la città che ci si aspetta di trovare, quel luogo dove l’esterno è trattato come un salotto di casa. Ma con in più un fatto straordinario: la città del golfo ci appare come una capitale del mondo, un timbro da cui prendono vita le immagini di Mosca, di Bangkok, di Pechino, New York. Non più luogo folkloristico e tipico, Napoli dei vicoli, del porto, dell’acqua, dei mercati, della gente comune che brilla di unicità, si scopre città globale. Vera metafora di come è fatto e composto socialmente il pianeta.

Completano il percorso 5 grandi pannelli che riproducono alcuni provini di Garrubba, un modo di entrare nell’officina creativa del fotografo. E una serie preziosa di stampe vintage.

Infine, due documenti audiovisivi rari e importante: le interviste realizzate dall’Archivio Luce ad Alla Folomietov, compagna di vita e di lavoro del fotografo, sua guida linguistica e non solo nei paesi dell’est, a lungo assistente di un regista del calibro di Nikita Mikalkov, e motore insostituibile del lavoro di Garrubba. Le interviste illuminano anche visivamente il suo lascito di artista. A lei è dedicata la mostra e il suo catalogo.