Il discorso di Trieste

Nel capoluogo giuliano il 18 settembre del 1938, Mussolini parla esplicitamente di 'problema ebraico' rendendo esplicita la natura razzista del suo regime

Il documento che presentiamo era in un rullo di cui si erano perse le tracce in Archivio. Facente parte di un più lungo documentario che raccontava la visita di Mussolini in Friuli e Veneto nel settembre del 1938, questo rullo è stato recuperato presso un privato dall’Archivio Nazionale del Cinema della Resistenza di Torino e successivamente restaurato in collaborazione con il Luce.

Sebbene ne girassero alcune copie online il documento non era molto conosciuto, nonostante sia il primo, e unico, nel quale sentiamo Mussolini annunciare esplicitamente che per mantenere il “prestigio dell’impero” serve “una chiara, severa coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze, ma delle superiorità nettissime” per concludere: “L’ebraismo mondiale è stato durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del fascismo“.

Come ha scritto Antonella Pagliarulo in un articolo comparso nel 2015La storia di questo ritrovamento è anche l’enigma della sua “perdita/assenza” nei rulli di pellicola girati dall’Istituto Luce; un enigma che rilancia ancora una volta l’interrogativo sull’assenza del “discorso sulla razza” (battaglia ideologica antisemita, legislazione statale) da tutti documenti audiovisivi realizzati dall’Istituto Luce“.

Se cerchiamo Leggi razziali in archivio ci vengono rimandati solo due servizi: un cinegiornale Incom del 1958 che ricorda le drammatiche giornate delle deportazioni di ebrei italiani in seguito ai provvedimenti legislativi del 1938, e un servizio fotografico del 1942 intitolato Ebrei al lavoro lungo l’argine del Tevere.

Ci sono anche un paio di foto in un servizo del 1941 in cui durante un comizio a Piazza Mazzini a Roma compaiono cartelli esplicitamente antisemiti.

Questo non significa che il razzismo fosse stato fino a quel momento avulso dalla politica fascista. Come ricorda lo storico Enzo Collotti in un intervento del 1998, in occasione del sessantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali: “la spinta a una politica della razza nel fascismo italiano fu connaturata allo stesso retaggio nazionalista, che esaltava la superiorità della stirpe come fatto biologico e non solo culturale; che esaltava l’espansionismo italiano attraverso la concezione tardo-coloniale delle colonie come colonie di popolamento, ossia sede di trasferimento e di nuovo insediamento dell’eccedenza demografica dell’Italia e simbolo di superiorità della civiltà e della razza italiane“.

Servizio fotografico sul viaggio in Friuli di Mussolini nel settembre del 1938

Anche verso gli ebrei le leggi del 1938 non furono un fulmine a ciel sereno; c’erano stati anni di preparazione, a partire dal 1929, quando, con la firma del Concordato, era stato “accordato al culto israelitico lo statuto di semplice culto ammesso preludendo al nuovo statuto delle Comunità del 1931, era stata intaccata la piena parificazione degli ebrei italiani al resto dei cittadini italiani“.

In definitiva sembra quasi che il regime volesse lasciare questo aspetto della propaganda alla carta stampata. Non a caso il 5 agosto 1938, diretta da Telesio Interlandi, usciva la rivista La Difesa della Razza e il Corriere della Sera il 6 agosto usciva a 9 colonne con il titolo La difesa della razza in Italia, La Stampa invece il 5 settembre, sempre a 9 colonne annunciava: Il Consiglio dei Ministri delibera l’esclusione dalle scuole di tutti gli insegnanti ed alunni nati da genitori di razza ebraica.