Jurij Gagarin, il primo uomo nello spazio

Anni sessanta, anni di guerra fredda: sovietici e statunitensi continuano a fronteggiarsi su tutti i fronti: arricchimento degli arsenali militari, scoperte scientifiche e, soprattutto, conquista dello spazio.

I russi si erano mossi con grande anticipo: nel 1957 avevano mandato nello spazio la cagnetta Laika, ma il satellite su cui viaggiava andò distrutto nelle fasi di ritorno a terra.

Il 12 aprile del 1961 è la prima data di svolta: il cosmonauta Jurij Gagarin viaggiò, prima volta al mondo, nello spazio. Per l’Unione Sovietica fu un successo talmente clamoroso da rendere Gagarin una delle personalità più conosciute degli anni Sessanta, ben al di fuori del suo paese.

Da quel momento entrambe le super potenze non lesinarono sforzi, anche e economici, e in effetti, ci furono enormi progressi, anche se, qualche volta, a costo di incidenti anche drammatici sia per Mosca che per Washington.

Si arriva così al 1969 e all’allunaggio dell’Apollo XI, a bordo della quale si trovavano Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michel Collins che da quel momento diventano della star: durante il loro viaggio in Italia vennero ricevuti prima in Campidoglio e poi dal papa.

L’avventura dell’Apollo XI è rimasta un unicum. Da allora la progressiva diminuzione dei finanziamenti e, più tardi, il venire progressivamente meno di necessità propagandistiche, hanno rallentato tutti i progressi che erano stati fatti nel settore e spento il sogno di arrivare su Marte.

Gagarin morì nel 1968, appena trentaquattrenne, a seguito dello schianto, avvenuto nei pressi della città di Kirzhach, del MiG-15 su cui si trovava con l’istruttore di volo Vladimir Seryogin in occasione di un volo di addestramento.