L’Irpinia, l’Italia e i terremoti

Il 23 novembre 1980 un violentissimo terremoto si abbatte su Campania e Basilicata

Erano passate da poco le 19:30 del 23 novembre 1980 quando una violentissima scossa di terremoto, 6,9 gradi della scala Richter, devasta un’ampia zona del Mezzogiorno d’Italia: l’epicentro è in Irpinia ma sono interessate, con crolli, morti e feriti l’intera Campania e parte della Basilicata. Il terremoto è avvertito in Puglia, Calabria e anche nella capitale.

Il suono di un terremoto è simile a quello di un bombardamento. Una radio di Avellino catturò quel suono e ascoltarlo a quarant’anni di distanza mette ancora i brividi.

Ancora oggi è difficile dire con sicurezza quante furono le vittime del sisma: le fonti più accreditate parlano di 2.914 morti, 8.848 feriti e circa 280.000 sfollati. Allora imparammo a conoscere nomi di paesi di cui molti in Italia ignoravano l’esistenza: Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi, Pescopagano solo per citarne tre che furono rasi quasi completamente al suolo.

Non mancarono in quei giorni polemiche, anche feroci, sui ritardi nei soccorsi, come denunciò lo stesso Presidente della Repubblica Sandro Pertini, in un’intervista al TG1 dopo essersi recato nelle zone terremotate: “Vi sono state delle mancanze gravi, non vi è dubbio. E quindi chi ha mancato deve essere colpito. E mi chiedo se questi centri di soccorso immediato sono stati istituiti perché non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti e grida di disperazione di sepolti vivi. Non deve ripetersi quello che è accaduto nel Belice“.

Negli anni che seguirono le polemiche si concentrarono sulla ricostruzione: si speculò su una tragedia immane, giungendo ad aumentare il numero dei comuni colpiti per ricevere più soldi.

L’Italia è zona sismica e nel corso del Novecento non sono stati pochi i terremoti che l’hanno colpita causando morti e distruzioni. Nella galleria qui sopra possiamo trovare testimonianze di ciò, a partire dalle immagini molto rare del sisma che si abbatté su Messina nel 1908, le cui ferite sono ancora visibili. Poi il Vulture, zona limitrofa all’Irpinia, nel 1930 e a cui fanno riferimento alcune delle foto usate in questo articolo. Quindi a seguire la Calabria, l’Italia centrale, la zona etnea, l’Irpinia nel 1962, il Belice, Tuscania e infine il terremoto del Friuli, nel 1976, violento e devastante quanto quello che quattro anni più tardi colpì il Meridione della penisola, con 990 morti, ma che, di contro, rappresentò un esempio davvero virtuoso nella fase della ricostruzione.

Località che, purtroppo, anche agli inizi di questo nuovo secolo, sono state ancora colpite dalla violenza della natura: da quello nell’Emilia nel 2003 a L’Aquila nel 2009 fino a quello di Amatrice del 2016.