Salvatore Piscicelli, il cinema e Napoli

Scomparso lo scorso 21 luglio, Salvatore Piscicelli, ha sempre avuto un rapporto quasi viscerale con Napoli. Il suo film di esordio, Immacolata e Concetta, l’altra gelosia, è del 1979 e, prendendo spunto da un fatto di cronaca avvenuto a Pomigliano, sua città natale, porta sullo schermo, tra i primi, la storia dell’amore tra due donne in un ambiente degradato e arretrato dove la cosa suscitava scandalo. Il film ebbe un notevole successo e ottenne diversi riconoscimenti tra i quali il Premio France Culture al miglior film a Cannes, l’International Jury special Prize a Locarno e il Nastro d’argento a Ida Di Benedetto come miglior attrice protagonista.

Seguirono altri 8 lungometraggi da Le occasioni di Rosa del 1981 a Vita segreta di Maria Capasso del 2019.

Nel 1987, in occasione dell’uscita di Regina, rilascia un’intervista, conservata nel Fondo Canale, nella quale affronta diversi argomenti tra i quali la rappresentazione di Napoli nei suoi film: “Io sono nato in provincia di Napoli, ho studiato a Napoli e ho vissuto a Napoli fino ai 20 anni e sono profondamente legato alla cultura napoletana, cultura nel senso più profondo e antropologico del termine. Quando ho cominciato a fare cinema sono partito dal presupposto che uno deve cominciare a raccontare le cose che conosce meglio. Quando ho girato Immacolata e Concetta l’ho girato nei luoghi della mia infanzia. Con i tre film successivi mi sono avvicinato sempre più al cuore della città. Napoli è la città più filmabile di questo paese, basta che piazzi una cinepresa in una strada e giri. È un po’ come New York. Non credo che ci siano altre città in Italia che abbiano questa evidenza così straordinaria per il cinema. Il rischio con Napoli è lo stereotipo. Se uno riesce ad andare oltre, la città resta il più straordinario scenario di cinema che si possa immaginare in questo paese“.