Enrico Fermi, l’atomica e il Nobel

Nell'anniversario della scomparsa di uno dei pionieri dell'era atomica il ricordo che gli dedicò La Settimana Incom

Enrico Fermi muore a Chicago il 28 novembre del 1954 a 53 appena compiuti per un tumore allo stomaco. Era arrivato negli Stati Uniti nel gennaio del 1939 direttamente da Copenaghen raggiunta da Stoccolma dove si era recato per ricevere il Nobel per la fisica nel dicembre dell’anno precedente.

Durante la cerimonia delle consegna del Nobel aveva fatto scalpore in Italia la sua decisione di indossare il frac anziché l’uniforme fascista e per la scelta di stringere la mano al sovrano svedese senza fare il saluto fascista.

I rapporti non idilliaci con il regime, testimoniati anche dai pochissimi servizi a lui dedicati dai Giornale Luce, precipitarono dopo la promulgazione delle leggi razziali nel 1938. Sua moglie, di religione ebraica, e i suoi figli furono fatti oggetto di persecuzione e quindi la decisione di lasciare il paese fu una conseguenza quasi naturale del clima che vi si respirava.

In Italia tornò solo due volte dopo la fine della guerra: nel 1949 per partecipare a una conferenza e tenere alcune lezioni a Roma e Milano e un’ultima volta, nel 1954, quando pur già malato, tenne una serie di lezioni.