Parlando di Pier Paolo Pasolini

Marco Tullio Giordana, Marco Bellocchio, Maurizio Di Giovanni, Dacia Maraini, Liliana Cavani parlano dello scrittore e regista

Romanziere, poeta, critico culturale, drammaturgo, editorialista, sceneggiatore, documentarista, reporter, regista. Pier Paolo Pasolini è stato tutte queste cose e non è facile parlare di lui, ancor meno in occasione di anniversari, meglio ancora se tondi, in cui si abbonda di retorica e si corre il rischio di fare, anche di uno dei più grandi intellettuali avuti dal nostro paese, un santino buono per tutte le occasioni.

La mattina del 2 novembre del 1975, una domenica esattamente come quella di questo cinquantesimo anniversario della sua scomparsa, gli italiani apprendono dai giornali radio che la notte precedente, nei pressi dell’idroscalo di Ostia era stato assassinato Pier Paolo Pasolini. Un omicidio orrendo, una storia sbagliata, come canterà cinque anni dopo Fabrizio De Andrè.

Nel filmato, realizzato a cura della redazione dell’Archivio Luce, abbiamo raccolto le testimonianze di chi, per averlo conosciuto o anche solo studiato, lo conosce bene.

Marco Tullio Giordana, che nel 1995 diresse il film Pasolini, un delitto italiano, dice: “È stata probabilmente la persona che ha avuto più influenza sulla mia formazione. È stato quello che si dice un maestro, qualcuno che ti incanta con il suo esempio prima di tutto, e poi con l’autorevolezza delle sue parole, che non è un’autorevolezza che proviene da una gerarchia, da un sistema militare, dal subire una disciplina, ma l’incantamento di qualcuno che ti sta spiegando qualcosa alla quale tu non potresti arrivare da solo“.

Per Marco Bellocchio Pasolini rivelava nei film che ha diretto la sua vita e le sue passioni mentre per Maurizio Di GiovanniPasolini è quello che ha visto, che ha preso conoscenza della nudità di un modo, di una struttura sociale, familiare, dell’amore, del sesso, dei sentimenti e anche soprattutto delle sensazioni in maniera diversa da come gli altri andavano costruendo. Cioè il modello morale è stato abbattuto con una unica spallata da questo sensibile poeta, da questo dolcissimo e delicatissimo artista“.

Dacia Maraini sottolinea l’amore di Pasolini per la pittura: “Nei suoi film c’è sempre un riferimento pittorico. Quindi il cinema viene da qui, fa parte di questa passione per le immagini e quindi lui nel cinema ha messo insieme le immagini e le parole“.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Liliana Cavani: “Secondo me per lui l’immagine è importantissima. Lui nella pittura sarebbe stato un quattrocentesco, un Masaccio, una cosa del genere. Quindi la figura è molto importante” e per questo difficilmente sbagliava la scelta dei protagonisti dei suoi film.