Per una nuova Europa

Dal Manifesto di Ventotene al trattato di Roma del 1957: la speranza, mai pienamente realizzata, della nascita degli Stati Uniti d'Europa

Dai firmatari del Manifesto di Ventotene ai capi di Stato che nel 1957 firmarono a Roma i trattatati istitutivi della Comunità Economica Europea, tutti avevano chiaro il concetto che per evitare il riproporsi in Europa di guerre e dittature sarebbero dovuti sorgere gli Stati Uniti d’Europa unico antidoto efficace al riaffacciarsi sul continente di nazionalismi sempre forieri di tragedie e lutti.

Lo avevano chiaro anche gli studenti universitari che per la prima volta nel 1960 si recano a votare per eleggere loro delegati al Congresso del popolo europeo, congresso che proverà ad ottenere dai singoli governi la convocazione di un’Assemblea Costituente Europea e con essa, come meta finale, la proclamazione degli Stati Uniti d’Europa. Come dice uno studente intervistato: “L’Europa è il mondo futuro in cui dovremmo vivere. Dobbiamo arrivare [agli Stati Uniti d’Europa] prima che sia troppo tardi“.

Come chiosa, forse con un po’ di ottimismo, Altiero Spinelli in conclusione: “La partecipazione degli studenti alle elezioni per il Congresso del popolo europeo è assai intensa e questa è la migliore garanzia che la Federazione europea si realizzerà poiché sono i giovani stessi a volerla“.

Il Manifesto di Ventotene, redatto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, con la fondamentale introduzione di Eugenio Colorni, scritta nel 1944 poco prima di essere barbaramente ucciso da una pattuglia di fanatici assassini della banda Kock, fu scritto nel 1941 nell’isola pontina dove gli estensori erano tenuti al confino dal regime fascista.

Ci vollero anni prima che almeno un abbozzo di quel progetto vedesse la luce: nel marzo del 1957 vengono firmati a Roma i trattati per il Mercato Comune e l’Euratom dai rappresentanti di Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Olanda, i paesi che costituiranno il nucleo fondativo della Comunità Economica Europea.

Altiero Spinelli passò tutta la sua vita a combattere per la realizzazione del progetto di Ventotene: dibattiti pubblici e assemblee nelle scuole furono il suo pane quotidiano. Nel 1979 accettò di candidarsi come indipendente di sinistra nelle prime elezioni per il primo parlamento europeo. Venne eletto e confermato cinque anni più tardi senza riuscire però a portare a conclusione il suo mandato: morì il 23 maggio 1986 e fu sepolto nel cimitero di Ventotene.

Ernesto Rossi aderì al Partito d’Azione prima e al partito Radicale poi tenendo sempre fede alla sua idea di un’Europa federalista, laica e democratica.