Sergio Citti e il cinema

Non credo che un film debba avere dei messaggi, è disonesto

Il 30 maggio del 1933 nasceva Sergio Citti, regista e sceneggiatore il cui nome è legato strettamente a quello di Pier Paolo Pasolini che lo scelse come una sorta di consulente per il mondo delle borgate.

In questa intervista del 1996 a Donatella Baglivo parla del suo film Magi randagi: L’ho fatto in un momento dove sento che la gente ha bisogno di credere e fa finta di non credere: credere e non credere è la stessa cosa. Allora dico quasi che conviene credere, perché non costa niente, anzi ti mette a posto anche la falsa coscienza se ce l’hai. E poi è bello credere, tutto là. Ecco forse questo c’è un po’ nel film mio. L’ingenuità di questi personaggi che ho adoperato credono, non hanno niente perché sono personaggi poveri e quindi l’unica rivoluzione che possono fare è quella di credere“.

Quando faccio un film è perché ho voglia di farlo, sento la necessità di raccontare una cosa a qualcuno. Io faccio un film e non ho bisogno di difenderlo [nei festival] perché è quello che ho fatto. Anzi penso che sono altri, certi altri, che sono costretti a difendersi dal mio film. Perché il mio film è sincero, onesto e con la sua semplicità cercherà di graffiare quella corteccia di disonesta che hanno certi altri nel vedere il mio film. Quindi il mio film non va difeso, si difende da solo“.