Galliano Juso, il produttore dei “poliziotteschi”

È scomparso l'uomo che inventò un genere e fece diventare famoso Tomas Milian

Ci sono personaggi del cinema poco conosciuti dal grande pubblico ma che hanno dato molto a questo mondo. Tra questi sicuramente Galliano Juso, produttore italiano, attivo da metà degli anni Settanta, scomparso il 10 novembre a 87 anni.

La sua fortuna è legata principalmente all’incontro con il regista Bruno Corbucci del quale produsse una decina di film tutti legati al cosiddetto genere “poliziottesco” con protagonista Tomas Milian.

Produsse anche lavori di registi quali Francesco Massaro, Tinto Brass, Giuliana Gamba, Mauro Bolognini, Carlos Saura e Ciprì e Maresco. Il suo ultimo film, del 2020, Nel bagno delle donne di Marco Castaldi venne distribuito da Istituto Luce Cinecittà.

Nell’intervista qui sopra, rilasciata a Mario Canale, racconta di come decise di diventare produttore: “Io facevo l’Università, c’avevo dei problemi. Avevo voglia di scrivere, volevo scrivere. La mia attenzione era sulla letteratura, in quel momento lì avevo scritto anche tre raccontucci. Poi invece vennero tanti dubbi circa il fatto che già prima di me c’erano stati il signor Kafka, Thomas Mann, Dostoevskij. Era già stato scritto tutto insomma. Mi innamorai pazzamente di Jorge Borges e dissi, io non ce la faccio a scrivere come hanno scritto loro“.

Da qui il passaggio al mondo del cinema, prima come aiuto assistente di Marco Ferreri in un episodio del film Controsesso con Ugo Tognazzi. Ma anche in questo si rese conto che la regia non era la sua strada e quindi cercò un’alternativa nella produzione e nel 1972 fondò la sua prima società di cinema che produsse insieme a una compagnia inglese il primo film di Michael Apted Tripla eco, che però commercialmente non ebbe esiti positivi. Ku-Fu? Dalla Sicilia con furore, con Franco Franchi fu il suo lavoro successivo che di contro ebbe un gran successo e lo lanciò definitivamente come produttore.

Nella seconda parte dell’intervista Juso parla diffusamente di Roma e del cinema romano, degli amici pittori tra i quali Mario Schifano, tra i suoi migliori amici e che, racconta, aveva un amore fortissimo per il cinema, quasi un’ossessione. E poi l’industria cinematografica nella capitale negli anni Sessanta, che dava lavoro a centinaia di migliaia di persone e di come all’epoca, prima della TV e soprattutto di internet, le sale fossero molte di più e sempre piene.

Infine un ricordo con aneddoto di Marco Ferreri.