Gianni Agnelli, l’Avvocato
Cento anni fa nasceva a Torino Giovanni Agnelli, conosciuto come Gianni. Figlio di Edoardo e nipote di Giovanni, fondatore della Fiat; laureato in giurisprudenza, per questo spesso chiamato l'Avvocato, nel dopoguerra inizia il suo cursus honorum, come capitava a molti dei rampolli di dinastie industriali, nelle aziende di famiglia, divenendo presidente della RIV, società di produzione di cuscinetti a sfera.
Tra il 1945 e il 1946 tratta con il CLN per la normalizzazione della conduzione della FIAT: fu lui a firmare l'accordo che permise la ricostituzione del CdA e che riportò in azienda Vittorio Valletta, precedentemente estromesso con l’accusa di collaborazionismo. In quegli anni però Agnelli preferì interessarsi alla Juventus, passione cui rimase sempre fedele, ai viaggi, che lo portarono in giro per il mondo, e alla vita mondana: non è un caso che il primo cinegiornale di cui è protagonista risale proprio al 1946, quando si reca alla prima del film Teheran.
Tra la fine degli anni Cinquanta e i Sessanta, dopo aver sposato nel 1953 Marella Caracciolo, inizia la sua scalata ai vertici dell'Azienda di famiglia: nel 1959 assume la presidenza dell'IFI-Istituto Finanziario Industriale; nel 1963 è nominato amministratore delegato della Fiat, di cui, dal 1966, assume la presidenza che manterrà per un trentennio, continuando, anche dopo aver ceduto nel 1996 il comando a Cesare Romiti, ad occuparsene fino alla sua morte, avvenuta nel gennaio del 2003.
Ai vertici della Fiat, da vicepresidente prima e da presidente poi, Agnelli incontra il mondo: Filippo di Edimburgo, Ted Kennedy, il presidente Sovietico Podgorny, tutti in visita agli stabilimenti di Mirafiori, come il capo dello Stato Giuseppe Saragat.
Gianni Agnelli tra fine anni Cinquanta e anni Novanta in 28 scatti dell'Archvio fotografico
Per chi è nato e cresciuto in questo paese nella seconda metà del secolo scorso, l’Avvocato Agnelli con la sua erre moscia, i modi impeccabili e l’orologio allacciato sopra il polsino della camicia, come è possibile vedere anche nella prima foto della galleria che presentiamo qui sopra, è molte cose: è la Fiat, con i suoi stabilimenti di Mirafiori e le tute blu al lavoro, con le lotte sindacali, l’autunno caldo, conquiste fondamentali come lo Statuto dei lavoratori e poi la marcia dei 40.000, che segna la prima grande sconfitta sindacale; Agnelli è anche Torino, la sua nobiltà sabauda, ed è la Juventus, la squadra più amata e più odiata del panorama calcistico italiano, quella che vince tutto perché ha i campioni migliori secondo i suoi tifosi e gli arbitri sempre dalla sua parte secondo i suoi detrattori.
Agnelli rappresenta le macchine italiane, prima la maggior parte e poi, quando la Fiat acquisterà la Lancia e l'Alfa Romeo, proprio tutte: la 500, l'850 e la 124 e, più avanti la Ritmo, la Panda e la Uno, tutte macchine che renderanno l'azienda italiana tra le più importanti nel mondo del settore automobilistico.
Infine Agnelli, ma sarebbe più corretto dire gli Agnelli, sono il potere: là dove il nonno lo troviamo accanto a Mussolini, l'Avvocato, senatore a vita dal 1 giugno 1991, lo vediamo con Presidenti della Repubblica, e del Consiglio, ministri e uomini dell'alta finanza, come si può chiaramente constatare ancora nella galleria fotografica qui sopra.
L'ultimo cinegiornale in cui è presente Gianni Agnelli è datato marzo 1984 quando il presidente della Fiat prende parte a un dibattito organizzato da Confindustria: Incontro sul futuro.
Più recenti invece gli scatti della Masterphoto, che coprono fino alla prima metà degli anni Novanta, anni che hanno stravolto il volto dell'Europa, con la fine dell'Unione Sovietica e il dissolversi del blocco Orientale, e, per l'Italia, il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, in cui la Fiat e gli Agnelli continueranno però ad essere protagonisti.