Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Le donne e la violenza: la costruzione dell'humus culturale da cui scaturisce

Due anni fa, nell’ambito del progetto di alternanza scuola lavoro, vennero in Archivio alcuni studenti di un liceo scientifico di età compresa tra i sedici e i diciassette anni. Proponemmo vari tipo di lavori e durante uno di questi si parlò di donne e di questione femminile. Due notizie colpirono particolarmente i ragazzi, due date per la precisione: il 1946, quando le donne votarono per la prima volta in Italia, e il 1981 anno cui venne abolito il delitto d’onore, concetto di cui ignoravano completamente l’esistenza. Sapere che nel nostro paese fosse presente un ordinamento di questo genere li aveva lasciati sconcertati. Mai quanto scoprire che era stato cancellato solamente qualche decennio prima. Erano abbastanza certi che l’abrogazione risalisse a fine Ottocento inizio Novecento.

 

Dagli anni Venti agli anni Ottanta come cambia la rappresentazione della donna

Una signorina a bordo di un motor scooter a Roma, 1920

In Archivio non abbiamo cinegiornali che parlino esplicitamente di violenza sulle donne e di femminicidi. È però interessante fare attenzione ai commenti che accompagnano molti servizi, perché è anche attraverso essi che si forma quell’humus culturale in cui queste violenze nascono.

Parlando proprio del delitto d’onore, in un cinegiornale del 1966, possiamo ascoltare queste parole: “Il delitto d’onore ha i giorni contati, perciò se avete qualche piccola pendenza da regolare sbrigatevi. Presto eliminare le mogli e i seduttori della figlie diventerà un problema“. Seguono interviste i cui si ascoltano le opinioni di passanti al riguardo per concludere in un improbabile siciliano: “Bedda matri santissima, ha ragione. Qui senza delitto d’onore a schifio finisce“.

Per commentare il documentario di Gualtiero Jacopetti, La donna nel mondo, la Incom pensa bene di intitolare il servizio Talvolta le donne sono belle: “Mbe adesso signore state un po’ zitte, perché si comincia. L’assunto del film è la ricerca di monenti caratteristici, e non sempre gradevoli, della vita delle donne. Signore piuttosto brutte, almeno per i nostri gusti, dominano lo schermo“. E si inquadrano donne di colore, in un bel mix di misoginia e razzismo.

Sono solo due esempi ma se ne potrebbero fare molti altri: in moltissimi servizi sulla moda i  commenti sessisti e a doppio senso non si contano.

La situazione sta cambiando? In parte sì, ma le statistiche ci dicono che la violenza sulle donne è in continuo aumento e che il modo di rapportarsi con l’universo femminile da parte di uomini, giornali e istituzioni non sembra essere molto dissimile da quello di 50-40 anni fa.

Lo stupore dei giovani studenti ci lascia qualche speranza unita alla consapevolezza che la strada da fare è ancora molto lunga.

In apertura presentiamo un documento realizzato da Serenella Scuri, della redazione del portale, in occasione della mostra Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione.