Progetto panico, di Paola RandiPer la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne 24 Novembre 2023 PRIMO PIANO “L’incontro con il materiale dell’Archivio Luce è stato folgorante. Inizialmente pensavo di analizzare gli stereotipi culturali italiani su femminile e maschile grazie ai filmati del Luce. Quando ho cominciato a visionare il materiale sulle donne, mi sono resa conto che quello che andavo scoprendo mi sembrava, in una parola, Fantascienza. Credo che l’Archivio Luce sia un superpotere che può non solo darci una chiave di lettura del presente, ma, dal passato, stimolare ad intervenire sul futuro“. Così Paola Randi, la regista del corto realizzato nove anni fa nell’ambito delle celebrazioni del 90° anniversario della nascita dell’Istituto Luce.Gli archivi ci parlano del nostro passato e possono essere di grande aiuto per capire quale sia l’humus culturale in cui nascono le violenze e dove il patriarcato affonda le sue radici. L’Archivio Luce non fa eccezione in questo senso e sebbene non siano presenti documenti che parlino esplicitamente di violenza sulle donne, violenti sono sicuramente i toni che molti giornalisti usano per commentare le immagini.Parlando del delitto d’onore, in un cinegiornale del 1966, possiamo ascoltare queste parole: “Il delitto d’onore ha i giorni contati, perciò se avete qualche piccola pendenza da regolare sbrigatevi. Presto eliminare le mogli e i seduttori della figlie diventerà un problema“. Seguono interviste i cui si ascoltano le opinioni di passanti al riguardo per concludere in un improbabile siciliano: “Bedda matri santissima, ha ragione. Qui senza delitto d’onore a schifio finisce“.Per commentare il documentario di Gualtiero Jacopetti, La donna nel mondo, la Incom pensa bene di intitolare il servizio Talvolta le donne sono belle: “Mbe adesso signore state un po’ zitte, perché si comincia. L’assunto del film è la ricerca di monenti caratteristici, e non sempre gradevoli, della vita delle donne. Signore piuttosto brutte, almeno per i nostri gusti, dominano lo schermo“. E si inquadrano donne di colore, in un bel mix di misoginia e razzismo.Sono solo due esempi ma se ne potrebbero fare molti altri: in moltissimi servizi sulla moda i commenti sessisti e a doppio senso non si contano.La situazione sta cambiando? In parte sì, ma le statistiche ci dicono che la violenza sulle donne è in continuo aumento e che il modo di rapportarsi con l’universo femminile da parte di uomini, giornali e istituzioni non sembra essere molto dissimile da quello di 50-40 anni fa.Alcuni anni fa, nell’ambito del progetto di alternanza scuola lavoro, vennero in Archivio alcuni studenti di un liceo scientifico di età compresa tra i sedici e i diciassette anni. Proponemmo vari tipo di lavori e durante uno di questi si parlò di donne e di questione femminile. Due notizie colpirono particolarmente i ragazzi, due date per la precisione: il 1946, quando le donne votarono per la prima volta in Italia, e il 1981 anno cui appunto venne abolito il delitto d’onore, concetto di cui ignoravano anche l’esistenza. Sapere che nel nostro paese fosse presente un ordinamento di questo genere li aveva lasciati sconcertati. Mai quanto scoprire che era stato cancellato solamente qualche decennio prima. Erano abbastanza certi che l’abrogazione risalisse a fine Ottocento inizio Novecento.Lo stupore dei giovani studenti lascia qualche speranza unita però alla consapevolezza che la strada da fare è ancora molto lunga.Dall'ArchivioFrammenti di immagini femminiliIl Gender Gap nelle immagini dell’Archivio LuceIl delitto d’onoreShutdown
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