Italo Calvino, uno scrittore atipico, interessato a tutto

Il 19 settembre del 1985 scompare uno dei più grandi scrittori italiani del secondo dopoguerra

Non c’è difesa né offesa, non c’è senso di nulla. La guerra durerà fino alla fine dei secoli e nessuno vincerà o perderà, resteremo fermi gli uni di fronte agli altri per sempre. E senza gli uni gli altri non sarebbero nulla e ormai sia noi che loro abbiamo dimenticato perché combattiamo“.

Così Italo Calvino nel 1959 nel Il cavaliere inesistente, uno dei tre romanzi che compongono, insieme a Il barone rampante e Il visconte dimezzato, la trilogia I nostri antenati.

La guerra, le guerre, come per molti scrittori della sua generazione, sono state spesso al centro della narrazione dello scrittore nato nel 1923 a Cuba. Il sentiero dei nidi di ragno, del 1947, affronta il tema della guerra partigiana mentre è del 1954 il racconto, L’entrata in guerra: il 10 giugno 1940 due giovani si recano al mare dove incontrano e corteggiano una ragazza. Tornando in città scoprono che l’Italia è in guerra.

Prendendo spunto da questo scritto, nel 2014 Roland Sejko, nell’ambito del progetto 9×10 Novanta, avvalendosi delle immagini dell’Archivio, racconta la giornata particolare di questi giovani: loro entrano nell’età adulta, l’Italia in un conflitto che, immaginato breve da Mussolini, la prostrerà per cinque anni, cambiandone definitivamente il volto.