Le spoglie dei Savoia tornano in Italia
La famiglia Savoia ha sempre rappresentato motivo di discussione nel nostro paese e il rientro in Italia delle salme di Vittorio Emanuele III e di sua moglie Elena di Montenegro non poteva quindi non suscitare polemiche, nonostante siano passati settant'anni dalla morte del re e sessantacinque da quella di sua moglie.
La figura del sovrano che più a lungo ha regnato nel nostro paese è molto controversa e dopo la sua abdicazione, avvenuta il 9 maggio del 1946, su di lui è caduta una sorta di oblio: nell'archivio Luce sono conservati più di 550 servizi e quasi 1700 foto, ma nessuno dopo il 1945. Non abbiamo quindi nessun servizio relativo alla sua morte mentre, al contario, la scomparsa di Elena viene commentata con parole commosse dalla Settimana Incom. A scorrerli rapidamente sembrerebbe che nel corso del ventennio Vittorio Emanuele III si sia limitato a inaugurare mostre, opere pubbliche e a presenziare visite di capi di stato esteri, dando sempre l'impressione di trovarsi perfettamente a suo agio anche quando il protocollo gli imponeva incontri imbarazzanti.
Ma sono molte le cose difficili da perdonare a Vittorio Emanuele III: l'accondiscendenza verso il fascismo dalla marcia su Roma, quando diede via libera a Mussolini, all'entrata in guerra, passando per l'avventura coloniale e la firma apposta sul decreto che introduceva le leggi razziali. E poi, dopo l'8 settembre l'ignomignosa fuga verso Brindisi, lasciando il paese alla mercé dei nazisti.
La tardiva abdicazione del maggio 1946 non salverà né se stesso né la sua famiglia dalla sconfitta nel referndum istituzionale e dall'esilio