Le spoglie dei Savoia tornano in Italia

Attualità, di redazione, 2 Gennaio 2018

La famiglia Savoia ha sempre rappresentato motivo di discussione nel nostro paese e il rientro in Italia delle salme di Vittorio Emanuele III e di sua moglie Elena di Montenegro non poteva quindi non suscitare polemiche, nonostante siano passati settant'anni dalla morte del re e sessantacinque da quella di sua moglie.

La figura del sovrano che più a lungo ha regnato nel nostro paese è molto controversa e dopo la sua abdicazione, avvenuta il 9 maggio del 1946, su di lui è caduta una sorta di oblio: nell'archivio Luce sono conservati più di 550 servizi e quasi 1700 foto, ma nessuno dopo il 1945. Non abbiamo quindi nessun servizio relativo alla sua morte mentre, al contario, la scomparsa di Elena viene commentata con parole commosse dalla Settimana Incom. A scorrerli rapidamente sembrerebbe che nel corso del ventennio Vittorio Emanuele III si sia limitato a inaugurare mostre, opere pubbliche e a presenziare visite di capi di stato esteri, dando sempre l'impressione di trovarsi perfettamente a suo agio anche quando il protocollo gli imponeva incontri imbarazzanti.

Vittorio Emanuele III affiancato dal generale Diaz nel 1920
Vittorio Emanuele III conversa con Luigi Luzzatti nel 1920
La visita dei sovrani all'Istituto San Michele a Roma nel 1920
Vittorio Emanuele con diplomatici ed autorità militari nel 1921
I reali d'Italia e d'Inghilterra seguono il concorso ippico a Roma nel 1923
Vittorio Emanuele III, al fianco di De Nicola, lascia Montecitorio nel 1923
Tripoli 1928 I Reali e altre personalità al loro seguito visitano un sito archeologico
1939 Vittorio Emanuele III inaugura la legislatura
Vittorio Emanuele III visita la Mostra delle colonie estive e saluta dei bambini nel 1937
Benito Mussolini e Re Vittorio Emanuele III ripresi di spalle mentre conversano sul ponte di un incrociatore nel 1939
Vittorio Emanuele III visita le basi navali in Sicilia, Calabria e Puglia nel 1942
Nel cortile di una caserma a Roma nel 1943, Vittorio Emanuele stringe la mano ad un Ammiraglio
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Ma sono molte le cose difficili da perdonare a Vittorio Emanuele III: l'accondiscendenza verso il fascismo dalla marcia su Roma, quando diede via libera a Mussolini, all'entrata in guerra, passando per l'avventura coloniale e la firma apposta sul decreto che introduceva le leggi razziali. E poi, dopo l'8 settembre l'ignomignosa fuga verso Brindisi, lasciando il paese alla mercé dei nazisti.

La tardiva abdicazione del maggio 1946 non salverà né se stesso né la sua famiglia dalla sconfitta nel referndum istituzionale e dall'esilio

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