I 60 anni di Paolo Virzì

Attualità, di redazione, 4 Marzo 2024

Siamo nel 2003, sul set del film Caterina va in città e Paolo Virzì, che oggi spegne le 60 candeline, ha già alle spalle diversi film tra i quali alcuni di grande successo: La bella vita, Ferie d'agosto e Ovosodo, solo per citarne alcuni.

Rispondendo ad alcune domande di Mario Canale, il regista toscano inizia facendo un po' di ironia su se stesso: "Il tema che anima questo film è la solita vecchia solfa dei miei film, la solita minestra riscaldata che mi capita di fare, ovvero dove ci sono poveracci, non privilegiati, che patiscono. In questo caso c'è il sentimento dell'invidia verso i privilegiati, quelli importanti, ricchi, famosi".

Più avanti racconta di come è nata l'idea del film, dei personaggi che lo popolano, dai principali a quelli di corredo, della sua idea di famiglia: "È un film dove non ne esce molto bene la famiglia, come istituzione e come valore, lo confesso. È un po' involontario, non era proprio un disegno. Ne esce fuori il ritratto della famiglia come il luogo dove si covano dei sentimenti recriminazione, dove si sfocano gli istinti bassi, anche si sopraffazione e recriminazione dovuti anche all'affetto e all'amore".

In conclusione, con una frase ancora tristemente attuale, anzi forse più attuale ora di allora, parla del senso di estraneità che può prendere quando al di fuori del set imperversa una guerra, quella contro l'Iraq iniziata nel marzo di quell'anno: "La sensazione è quella di sentirsi un po' fuori dal mondo perché è vero che lavorare in un film è come emmergersi in un sommergibile, mettere tra parantesi il mondo circostante. E questa sensazione in stagioni diversa da questa la si attraversa con più serenità. Invece in questi giorni ci si sente anche un pochino in colpa".

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