Pietro Germi, il cinema e la Sicilia

Il regista parla del film Sedotta e abbandonata e della Sicilia come metafora dell'Italia intera

Il 5 dicembre del 1974 ci lasciava Pietro Germi. Nato a Genova il 14 settembre del 1914 aveva compiuto da poco 60 anni.

Nel corso della sua carriera ha diretto una ventina di film dal primo del 1946, Il testimone, fino all’ultimo, Alfredo Alfredo, del 1972 con Dustin Hoffman e Stefania Sandrelli.

Tra gli altri titoli In nome della legge, Il ferroviere, Divorzio all’italiana e Signore & signori.

Germi ha vinto un Oscar per la sceneggiatura di Divorzio all’italiana, che era candidato anche come miglior film; tre David di Donatello e nove Nastri d’argento. Nel 1951 ricevette il Gran premio della giuria al festival di Berlino per Il cammino della speranza e nel 1962 e nel 1966 fu premiato a Cannes per Divorzio all’italiana e Signore e signori.

Nel 1964 nel corso dell’anteprima di Sedotta e abbandonata il regista viene intervistato da La Settimana Incom. Come altri suoi precedenti lavori il film è ambientato in Sicilia: “Io credo che in Sicilia siano un pochino esasperati quelli che sono i caratteri degli italiani in generale. Oserei dire che la Sicilia è l’Italia due volte: tutti gli italiani sono siciliani e i siciliani lo sono di più. La Sicilia mi attrae per molte ragioni, forse perché è una terra veramente tragica ma anche comica ma soprattutto tragica, come questo film del resto, che io credo sia una tragedia comica. Il mio desiderio è che la gente uscendo da questo film dicesse: è strano, abbiamo riso tanto ma siamo spaventati“.