La banalità del male. Il processo ad Adolf Eichmann
Iniziato l'11 aprile del 1961, il 15 dicembre dello stesso anno si concludeva a Gerusalemme il processo contro Adolf Eichmann. Ritenuto responsabile dell'uccisione di milioni di ebrei, l'ex SS venne condannato a morte. Sarà giustiziato il 1° giugno del 1962.
Eichmann durante il processo si difese dicendo di essere un "grigio burocrate che eseguiva solamente gli ordini dei gerarchi importanti". Hannah Arendt, storica e filosofa tedesca, che insieme a moltissime altre persone seguì il dibattimento, nel suo libro più famoso, 'La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme' ne diede un ritratto tanto terribile quanto efficace: "Non era uno stupido; era semplicemente senza idee (una cosa molto diversa dalla stupidità), e tale mancanza d'idee ne faceva un individuo predisposto a divenire uno dei più grandi criminali di quel periodo. E se questo è «banale» e anche grottesco, se con tutta la nostra buona volontà non riusciamo a scoprire in lui una profondità diabolica o demoniaca, ciò non vuol dire che la sua situazione e il suo atteggiamento fossero comuni. Quella mancanza d'idee può essere molto più pericolosa di tutti gli istinti malvagi che forse sono innati nell'uomo. Questa fu la lezione di Gerusalemme. Ma era una lezione, non una spiegazione del fenomeno, né una teoria".
Eichmann fu certamente uno dei tanti. Visitando Auschwitz, una delle cose che colpisce maggiormente è la contabilità dello sterminio cosa che, insieme alle cifre, fa della Shoah un unicum. I nazisti appuntavano tutto: data di arrivo, luogo di provenienza, età e data di morte. Leggere nei registri che difficilmente si sopravviveva più di quattro mesi e che l'80% degli internati morivano di fame e di stenti, vedere i loro oggetti catalogati e conservati, dalle valigie agli occhiali, rende meglio di molte teorie cosa sia stata la banalità del male.