Aldo Fabrizi, una delle facce della romanità

Il 2 aprile del 1990 ci lasciava Aldo Fabrizi, uno dei massimi rappresentanti della romanità nel mondo del cinema

Il primo cinegiornale in cui compare Aldo Fabrizi, quello qui a destra, è del 1942: è con il ministro Alessandro Pavolini, con Tito Schipa e con Gabriella Gatti all’inaugurazione della radio del combattente. Nello stesso anno l’attore romano aveva fatto il suo esordio sul grande schermo nel film Avanti c’è posto, per la regia di Mario Bonnard, regista che lo diresse l’anno successivo in Campo dei fiori.

Il ruolo per cui in molti iniziano a conoscerlo e a ricordarlo è sicuramente quello di don Pietro Pellegrini in Roma città aperta, di Roberto Rossellini, film presentato a Cannes nel 1946.

Fabrizi è già un volto conosciuto: nel 1947 si cimenta nel ruolo di radiocronista della partita Artisti contro giornalisti; nel 1953, come capita a molti suoi colleghi, è seguito mentre, con la famiglia, si reca a votare. Nel 1959, con Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi è al festival dell’umorismo di Bordighera. Uno degli ultimi cinegiornali in cui troviamo Fabrizi è del 1980 quando l’attore romano presenta il suo libro Nonno pane.

 

Aldo Fabrizi in alcuni scatti presenti in Archivio

Ma ovviamente è soprattutto il Fabrizi attore protagonista dei cinegiornali: nel 1949 è nel film di Pietro Francisci Antonio da Padova; l’anno successivo Blasetti lo vuole sul set di Prima comunione, che gli vale il nastro d’argento come miglior attore protagonista.  Si apre un decennio ricchissimo di lavoro per l’attore romano che sarà sul set di una quarantina di pellicole: da Papà diventa mamma, di cui firma anche la regia a Cinque poveri in automobile, di Mario Mattoli; da I pappagalli di Bruno Paolinelli a Accadde al penitenziario di Giorgio Bianchi fino al 1959 che lo vede protagonista de I tartassati di Steno e Ferdinando I re di Napoli di Gianni Franciolini.

Negli anni Sessanta gli impegni si diradano: Mattoli lo dirige in Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi, Armando William Tamburella in Fra Manisco cerca guai…, Bragaglia ne I quattro monaci; gli anni Settanta lo vedono protagonista di un celebre carosello pubblicitario nel quale interpreta il doppio ruolo di marito e moglie e, soprattutto, del film di Ettore Scola C’eravamo tanto amati in cui interpreta il papà di Giovanna Ralli nonché suocero di Vittorio Gassman e per il quale tornerà a vincere il nastro d’argento questa volta come migliore attore non protagonista.

Nel 1988 il cinema italiano lo omaggia con il David di Donatello alla carriera.

A teatro Aldo Fabrizi interpretò diversi ruoli, ma quello per cui è più famoso è certamente quello di Mastro Titta nella commedia di Garinei e Giovannini Rugantino, che lo vide in scena con diversi co-protagonisti dagli anni Sessanta ai Settanta.