Bettino Craxi e l’Italia dal sequestro Moro alla fine della prima Repubblica

Il 19 gennaio del 2000 scompariva con Bettino Craxi uno dei protagonisti degli ultimi anni della prima Repubblica

Le elezioni politiche che si tennero in Italia il 20 giugno del 1976 sono ricordate per tre motivi: il grande balzo in avanti del Partito Comunista, che con più del 34% raggiunse il suo massimo storico, la sostanziale tenuta della Democrazia Cristiana, che riuscì a restare partito di maggioranza relativa, e il flop del Partito Socialista, sempre più schiacciato dai due partiti maggiori. Francesco De Martino, segretario del PSI si dimise da segretario e i quarantenni presero in mano il partito, con l’appoggio di Pietro Nenni, eleggendo Bettino Craxi alla sua guida.

 

 

 

Bettino Craxi negli anni Sessanta

Craxi è stata certamente una delle figure più controverse degli ultimi anni della cosiddetta prima Repubblica. Ancora oggi, passati due decenni dalla sua scomparsa, è difficile parlarne senza scatenare tifoserie contrapposte tra chi vede in lui poco più che un malfattore e chi invece pensa sia stato un grandissimo politico, forse l’unico vero leader riformatore dei primi 45 anni di storia repubblicana.

Nell’Archivio sono presenti un centinaio di cinegiornali in cui compare il leader socialista. Il primo è del 1967 e Craxi ascolta attentamente una riunione socialista in cui si parla di un successo elettorale in Sicilia seguito all’unificazione tra PSI e PSDI. L’ultimo è del 1989, il 45 congresso a Milano con la famosa piramide telematica progettata da Filippo Panseca, architetto palermitano in quegli anni molto vicino ai socialisti.

In mezzo il referendum sul divorzio del 1974, l’elezione a segretario nel 1976, il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978, quando per la prima volta il PSI di Craxi assumerà posizioni molto differenti da quelle di DC e PCI, aprendo ad una trattiva con le Brigate Rosse per provare a salvare la vita del leader democristiano.

Infine gli anni della presidenza del Consiglio, primo socialista a ricoprire questa carica nella storia dell’Italia repubblicana.

Bettino Craxi, il PSI, la politica italiana e internazionale

Per quanto concerne invece i servizi fotografici, presentiamo qui tre gallerie. Nella prima, degli anni Sessanta, vediamo un Craxi ancora giovane che prende parte attiva alla vita politica del PSI ancora dominato da Pietro Nenni.

Le altre due sono invece tratte da un fondo ancora inedito, il Masterphoto, e abbrracciano gli anni Settanta e Ottanta. Entrambe divise in tre capitoli tematici.

Nella prima Craxi e il PSI, in cui il leader socialista compare accanto ai protagonisti del suo partito: Nenni, De Martino, Giacomo Mancini, Cicchitto, Manca, Balzamo, Signorile, Lombardi e Amato. Poi Craxi e gli altri partiti italiani: Saragat, Romita, Berlinguer, Piatro Longo, Ingrao, Napolitano, Spadolini, Pannella De Mita e Aldo Moro. In campo interrnazionale lo troviamo soprattutto con i suoi compagni dell’Internazionale Socialista: Willy Brandt, Felipe González, Olof Palme, François Mitterrand, Lionel Jospin più una foto con Ted Kennedy e una con Yasser Arafat.

Nell’altra galleria abbiamo foto relative ai due concordati firmati da Craxi in veste di Presidente del Consiglio: quello con i valdesi e quello con la Chiesa cattolica, 55 anni dopo quello siglato nel 1929 da Mussolini; c’è poi il Craxi meno politico e infine una serie di ritratti scattati nel corso di un quindicennio di attività politica.

Bettino Craxi, i Concordati, la Cultura e i ritratti

Mancano in archivio gli ultimi anni di Bettino Craxi e mancano perché negli anni Novanta i cinegiornali hanno smesso da tempo di essere strumenti di informazione. Travolto insieme a tutto il partito, che in un quindicennio aveva sostanzialmente forgiato a sua immagine, dall’inchiesta di mani pulite, il leader socialista morì ad Hammamet, in Tunisia dove viveva inseguito da due condanne passate in giudicato. Come spesso succede, osannato in vita, Craxi, con molte responsibilità personali, venne dileggiato quando cadde in disgrazia, fino a rendere sempre più complicato un giudizio complessivo sulla sua azione politica.