Edda Ciano Mussolini, l’involontaria protagonista di una tragedia greca

Il 9 aprile 1995, moriva ottantacinquenne a Roma la figlia più grande di Benito Mussolini

È un quadretto di famiglia edulcorato e sconcertante quello che La Settimana Incom ci propone nel maggio 1948. Siamo a Ischia e Rachele Mussolini è circondata  dalle figlie Edda e Anna Maria e dal figlio Romano, cui sta dettando le sue memorie che usciranno sul quotidiano Il tempo e saranno in seguito raccolte nel libro La mia vita con Benito. Si tratta di poco più di un minuto e mezzo rispetto agli otto minuti di girato, girato nel quale non manca l’altarino del duce circondato da fiori opportunamente non montato.

È la prima volta dalla fine della guerra e dalla caduta del fascismo che un cinegiornale torna ad interessarsi della famiglia Mussolini. Lo sconcerto è rafforzato dal fatto che la voce del giornalista, Guido Notari, è la stessa che commentava molti dei Giornali Luce.

La figura di Edda, scomparsa il 9 aprile del 1995, è sicuramente la più interessante tra quelle della progenie di Mussolini. Figlia prediletta del duce, sposa, ventenne, Galeazzo Ciano. Il cinegiornale delle nozze è solo il secondo, tra quelli conservati in Archivio, in cui compare Edda, da quel momento ripresa quasi sempre in compagnia del marito accanto al quale rimarrà fino alla fine, intercedendo presso il padre, senza successo, perché gli salvasse la vita dopo la condanna a morte a Verona.

Quella che si consuma nel 1944, dopo che Ciano era stato uno dei protagonisti della sfiducia a Mussolini nel luglio del 1943 e per questo, dopo la liberazione del duce e la nascita della Repubblica Sociale, arrestato e processato, fu una sorta di tragedia greca con protagonista una donna non ancora trentacinquenne, costretta a scegliere tra il marito e il padre, un padre che Edda non perdonò mai per non aver salvato la vita al marito. In una lunga intervista rilasciata poco prima di morire, al giornalista che le chiedeva, quasi le suggeriva: “Il duce indubbiamente avrebbe concesso la grazia” risponde solo con un forse nel quale è possibile intravedere, dopo quasi cinquant’anni dagli avvenimenti, tutto il suo dramma.