Quando il Luce dimenticò il Duce: i Cinegiornali Badogliani

Il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo sfiducia Mussolini. Inizialmente anche l'Istituto Luce sembra adeguarsi

Dopo il 25 luglio, anche il Cinegiornali Luce si riscoprono quasi afascisti. Si azzera la numerazione, partendo dal Giornale numero 1. Sono i cosiddetti Cinegiornali Badogliani. Che dureranno poco. Dopo il 23 settembre, con la nascita della Repubblica Sociale Italiana, il Luce si schiererà di nuovo col fascismo riprendendo la vecchia numerazione e la solita propaganda.

Il 25 luglio 1943 un ordine del giorno presentato da Dino Grandi viene approvato dal Gran Consiglio del Fascismo: Benito Mussolini è destituito e Pietro Badoglio nominato al suo posto quale capo del governo.

I cinegiornali Luce non hanno più un referente politico. Si respira aria di cambiamento e di libertà, dopo vent’anni di regime. C’è bisogno di fatti concreti che segnino una discontinuità con il passato: per questo motivo la numerazione viene azzerata e quello in uscita il 3 agosto 1943 è presentato semplicemente come Giornale Luce 1. Con una sigla iniziale molto più sobria sia grafica che musicale, si compone di soli tre servizi: nel primo si ricostruiscono le fasi seguite alla destituzione di Mussolini, con l’esultanza della gente, nella solo città di Roma. Gli altri due riferiscono dei bombardamenti sulla capitale.

Per quanto riguarda i contenuti l’ambiguità della monarchia e di Badoglio nelle settimane che precedettero l’8 settembre, si riflettono anche sui cinegiornali Luce: spariscono tutti i riferimenti ai gerarchi del passato regime, ma mancano anche quelli ai nuovi governanti: solo Raffaele de Courten, ministro della Marina, compare in un servizio perché presenzia a una  cerimonia militare. Per il resto Pio XII lo troviamo in quattro numeri, la principessa Maria Josè nel primo, quando si reca a San Lorenzo dopo i bombardamenti  del 19 luglio e il generale tedesco Karl Rudolph Gerd Rundstedt in un servizio del 24 agosto mentre passa in rassegna una divisione italiana, questo solo dieci giorni prima la firma dell’armistizio che porrà fine all’alleanza con la Germania nazista.

Giornale Luce 1, del 3 agosto 1943. Il Luce racconta l’entusiasmo per la caduta di Mussolini.

Nel Giornale Luce dei “45 giorni” risaltano due caratteristiche: una, che esso non è economo nella registrazione dei bombardamenti angloamericani e delle disfatte subite dall’esercito, come se l’intenzione (sia) quella non di attizzare il risentimento delle masse contro gli Alleati, bensì di rendere consapevoli gli italiani che le sorti del conflitto (sono) irrimediabilmente segnate.L’altra: che le simpatie per i tedeschi non (traspaiono) più, neanche imposte d’ufficio”.  Cosa che porta Argentieri a ritenere, e Laura a sottoscrivere “plausibile l’ipotesi che tutto ciò sia frutto di disposizione del sopravvissuto Ministero della Cultura Popolare per predisporre la collettività psicologicamente, anche attraverso il Film Luce, alla svolta dell’otto settembre“. (Le stagioni dell’Aquila, Ernesto G. Laura)

L’ultimo numero dei cinegiornali badogliani, esce il 25 settembre del 1943. Di questo, e del precedente datato 20 settembre, sono presenti in archivio soltanto le locandine.

Solo due giorni prima Mussolini, liberato dai nazisti sul Gran Sasso, aveva fondato la Repubblica Sociale Italiana. Dopo tre settimane di silenzio, l’11 ottobre Il giornale Luce torna ad essere portavoce dei fascisti e alla vecchia numerazione, contando però curiosamente anche i nove numeri usciti nei 45 giorni. Il Giornale 376 si compone di un solo numero nel quale si parla di una manifestazione con Rodolfo Graziani al teatro Adriano.

Sono cominciati gli ultimi sedici mesi di guerra e la propaganda torna ad essere preponderante. Per il paese saranno mesi durissimi costellati di bombardamenti e stragi, prima di riconquistare la libertà il 25 aprile del 1945.