Luciano De Crescenzo, un comico involontario

Archivio Storico Luce Timeline, di redazione, 17 Luglio 2023

Come si fa a fare comicità? si interroga Luciano De Crescenzo in questa intervista rilasciata nel 1984 e conservata nel fondo Canale. Già vestirsi da calciatore e calcare i campi alla sua età potrebbe essere comico, ma l'attore napoletano, di cui il 18 luglio ricorre l'anniversario della scomparsa, la prende alla lontana rifacendosi al filosofo francese Henri Bergson per il quale: "Tre erano le condizioni per fare comicità: la prima era parlare dell'umano; la seconda condizione è il distacco. Per esempio io ha scritto Storia della filosofia greca che è un libro divertente che però non è piaciuto proprio a quelli che stanno nel settore, i professori di filosofia che ci stanno troppo dentro e non possono ridere, anche se con un certo garbo, della filosofia greca. La terza condizione è la complicità".

Aggiunge poi una considerazione molto interessante: "La comicità è stanziale, ecco perché un comico del sud non fa tanto ridere quelli del nord e viceversa o perché noi non conosciamo comici tedeschi o comici australiani".

Poi De Crescenzo parla di Roberto Benigni, di Massimo Troisi e di Carlo Verdone. Quindi fa il nome dei suoi tre comici preferiti: Primo in assoluto Totò, poi Chaplin e Tatì che lottano per il secondo posto. Conclude l'intervista dicendo di se stesso: "Io onestamente non mi sento tanto un comico, io sono un comico involontario, nel senso che non vorrei mai essere comico. Credo di scrivere cose serissime, però non lo so perché poi faccio ridere. E mi dispiace".

Angelo Guglielmi Istituto Luce
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