Daniele Segre, documentarista

Si è spento a Torino il regista che ha messo la realtà e il sociale al centro del suo lavoro

I miei film “sono delle riflessioni di cinema che arrivano dalla realtà e raccontano l’importanza del cinema per la realtà e l’importanza della realtà per il cinema“. Inizia così questa chiacchierata di Daniele Segre, scomparso ieri a Torino alla vigilia del suo 72° compleanno, con Mario Canale.

I film, insiste il regista, nascono “da urgenze e necessità di evidenziare una visibilità negata, di portarla in prima pagina e offrire un rispetto alla dignità di tante persone che a volte non sono considerate“.

Segre parla poi del suo cinema, a metà tra documentario e finzione e del film che presenta a Venezia, A proposito dei sentimenti, del quale sul suo sito scrive: “Il film, partendo dall’esperienza e dal percorso di crescita sviluppato all’interno delle iniziative dell’Associazione Italiana Persone Down, incontra la realtà di 15 giovani con sindrome Down. Con loro esplora sentimenti di quotidianità, scopre storie individuali e di coppia, le gioie e le fatiche di amori possibili, le domande sul presente e sul futuro, i sogni e le perplessità rispetto a una vita autonoma. Con loro riscopre il piacere di manifestare i propri sentimenti e cerca una strada per una felicità possibile“.

Il regista parla poi del cinema che ama, non legato strettamente ad alcun settore: “Mi piace un cinema vario, da quello che mi fa ridere a quello intenso ed emozionante fatto di grandi tempi lunghi. Quello che cerco sempre di comprendere è perché il regista ha voluto fare quel film e quando riesco a capirlo o comunque a trovarne un senso, allora il film mi piace molto perché mi coinvolge, mi prende e mi emoziona nel modo giusto, cioè un’emozione pensata“.