La Rivoluzione Russa
Il 7 novembre del 1917, con l'occupazione del Palazzo d'Inverno e dei punti nevralgici del potere, mentre in Europa il primo conflitto mondiale si fa sempre più cruento, i bolscevichi, dopo mesi di strisciante guerra civile, presero il potere in Russia mettendo fine al regime degli Zar, incapace di rinnovarsi dall'interno e lontano dal sentire del paese, e instaureranno uno stato comunista basato sulle teorie economiche di Karl Marx.
La nascita dell'Unione Sovietica consegnerà ad intere generazioni di classi lavoratrici un punto di riferimento cui guardare con speranza, sebbene apparve subito chiaro che molte cose non funzionavano come molti dei protagonisti stessi di quell'evento avrebbero voluto.
Foto dal mondo comunista
Nell'immediato la Russia uscì dal conflitto mondiale e con la pace di Brest Litovsk, del marzo del 1918, firmò una pace separata con la Germania perdendo Finlandia, Ucraina, Polonia e i paesi baltici.
Lenin, artefice e ispiratore della rivoluzione, morirà il 21 gennaio 1924; gli succederà Stalin che resterà al potere fino al 1953 instaurando un vero e proprio regime di terrore fatto di repressioni feroci e milioni di morti.
I decenni successivi, dopo la parentesi di Kruscev, che restò alla guida del paese dal paese dal 1953 al 1964, caratterizzando il suo mandato con un ampio processo di destalinizzazione e con timidi accenni di rinnovamento, furono segnati da profonda stagnazione, crescente crisi economica e tentativi di rivolta nei paese alleati, come l'Ungheria nel 1956 e la Cecoslovacchia nel 1968.
Dal 1988 si assiste all'ultimo tentativo di risollevare l'ormai incancrenito sistema Sovietico. Michail Gorbacev tenterà un profondo processo di riforme che però finirà per travolgere lui e l'intero paese. Il 1989, con l'abbattimento del muro di Berlino, segnerà de facto, la fine del blocco dell'Europa Orientale e, come lo ribattezzò lo storico Eric Hobsbawm, del secolo breve.
Il 26 dicembre del 1991 fu ufficialmente sancita la scomparsa dell'Unione Sovietica.