Umberto Terracini e l’Assemblea Costituente

Il 6 dicembre del 1983 scompariva con Umberto Terracini uno dei padri costituenti della Repubblica

L’8 febbraio del 1947 Umberto Terracini, tra i massimi dirigenti del Partito Comunista Italiano, succede a Giuseppe Saragat alla guida dell’Assemblea Costituente che sta redigendo la nuova carta costituzionale dell’Italia dopo che l’anno precedente, attraverso un referendum popolare, il paese ha scelto la Repubblica come forma istituzionale decretando il decadimento della dinastia dei Savoia e il loro esilio.

Intervistato dalla Settimana Incom, Terracini afferma che non ci saranno rinvii, come da qualche parte si era ipotizzato: “Il 31 dicembre la Repubblica Italiana deve avere ed avrà la propria legge fondamentale“. Poi aggiunge: “L’Assemblea Costituente si sente l’erede di tutta la più sana esperienza parlamentare pre-fascista nel quadro delle rinnovate istituzioni repubblicane” e conclude: “L’Assemblea Costituente testimoniando così della volontà e capacità degli italiani di erigere il loro avvenire sulla base di legalità democratica li costituisce dinnanzi al mondo tra i garanti della pace e della collaborazione tra i popoli“.

Umberto Terracini, di cui il 6 dicembre ricorrono i 40 anni della scomparsa, è stato tra i fondatori del PCI e uno dei suoi massimi esponenti, ritagliandosi sempre un ruolo critico a cominciare da quando, nel 1939, confinato a Ventotene dal regime, contestò duramente il patto MolotovRibbentrop appoggiato invece dai comunisti, per arrivare all’appoggio dato negli anni Settanta ad alcuni referendum indetti dal Partito Radicale sui quali il PCI rimase spesso freddo.

Il suo atto più importante fu la firma apposta sotto la nuova Costituzione insieme a quella del Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola e del Presidente del Consiglio Alcide De Gaperi.