Giulio Andreotti e il cinema

Il 14 gennaio 1919 nasceva Giulio Andreotti, uno dei protagonisti dell'Italia dal dopoguerra agli anni Novanta

Nel 2014 l’Istituto Luce produce un documentario dal titolo Giulio Andreotti – Il cinema visto da vicino. A dirigerlo è Tatti Sanguineti che così racconta: “Registrammo con due telecamere 21 sedute in cui tutto era preciso, documentato, riscontrato, verificato. Se qualche pezza d’appoggio mancava, la si cercava per l’incontro successivo. Andreotti non pose limite a nessun tipo di domanda. La sola cosa che non avemmo il coraggio di chiedergli era di indossare un abito di scena che garantisse la “continuità”. Ce lo ritroviamo vestito con 21 abiti diversi“.

In questa sintesi di 25 minuti Andreotti inizia parlando della sua prima esperienza come sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri nel quarto governo De Gasperi, il primo dopo la rottura con PCI e PSI. E di come in questa veste iniziò a occuparsi di cultura e di cinema che, dice, “veniva a torto considerato un qualche cosa che apparteneva al vecchio regime, anche perché in quegli anni c’era una rivincita del cinema americano, perché per molti anni non erano venuti e nel dopoguerra c’era l’invasione di film americani“.

Parla dei film che gli piacevano, di una visita guidata a Cinecittà con un gruppo di studenti durante la quale davanti a un muro su cui era scritto viva il comunismo, per fare gli spiritosi fecero tutti il saluto a pugno chiuso anche se “io non avevo nessunissima attitudine, né allora né poi, ad essere comunista“.

Molto stretto è stato, soprattutto all’inizio della sua carriera, quando ricopriva la carica di sottosegretario di Alcide De Gasperi, il rapporto tra Giulio Andreotti e il cinema. Dalle innumerevoli partecipazioni alla Mostra del cinema di Venezia, alle visite a Cinecittà, alla partecipazione a prime di film e a premiazioni varie.

Ma non solo questo: secondo la figlia di Totò, Liliana de Curtis, nella scena di Totò a colori in cui l’attore si confronta con l’onorevole Trombetta, il comico si sarebbe ispirato proprio ad Andreotti.

Nel 1983 Alberto Sordi, suo grande amico, lo volle per un cameo ne Il tassinaro e nel 2008, con un film a lui dedicato, Il divo, Paolo Sorrentino vincerà il premio della giuria al Festival di Cannes.

 

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