Pier Paolo Pasolini, un intellettuale completo

Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, regista: un intellettuale

In questa intervista Pier Paolo Pasolini, “il populista Pasolini, poeta del sottoproletariato e delle borgate romane“, in viaggio verso Israele alla ricerca dell’ambientazione del suo Vangelo secondo Matteo, parla di quelle che sono le sue intenzioni: “girare la più straordinaria storia che sia mai stata scritta … una storia che senza concedere niente da’ tutto … Preferirò cercare gli attori tra la gente della strada, ma strada in un senso metaforico, anche nelle università, anche in un convento, dovunque trovo una faccia che mi sembra utile la prenderò, però non mi precludo nemmeno la strada dello scegliere degli attori di professione“. In effetti attori professionisti ne scelse pochi per il film, nel quale trovarono invece posto, insieme alla madre dello scrittore, diversi suoi colleghi: da Francesco Leonetti a Natalia Ginzburg, da Enzo Siciliano ad Alfonso Gatto.

Il sopralluogo in Palestina non convinse il regista che girò poi il film nel Sud Italia e tra i sassi di Matera.

La galleria qui sopra ci mostra Pasolini tra gli anni cinquanta e i settanta. Oggi si direbbe che lo scrittore era molto glamour: lo fotografano un po’ ovunque: durante i dibattiti, le prime, mentre si reca a votare, mentre gioca a pallone.

I cinegiornali ce lo mostrano in occasione dell’uscita dei suoi libri, sul set mentre gira i suoi film e nei vari guai che spesso lo scrittore ha con l’autorità giudiziaria, compresa un’accusa, piuttosto surreale, di tentata rapina mossagli da un dipendente di una pompa di benzina.

In tutta la mia vita non ho mai esercitato un atto di violenza, né fisica, né morale. Non perché io sia fanaticamente per la non-violenza Non ho mai esercitato nella mia vita alcuna violenza, né fisica né morale, semplicemente perché mi sono affidato alla mia natura, cioè alla mia cultura“. Così si raccontava Pier Paolo Pasolini sul finire del 1974. Un anno dopo, la mattina del due novembre 1975, all’Idroscalo di Ostia, alle porte di Roma, viene rinvenuto il suo cadavere martoriato. Ad ucciderlo è stato Pino Pelosi, arrestato la notte stessa: diciassette anni, ragazzo di borgata, proprio uno di quelli che Pasolini aveva descritto nei suoi romanzi. Forse gli somiglia troppo a quei ragazzi, fino a far sembrare un brutale omicidio la nemesi storica di una vita. Come scriverà Alberto Moravia: “La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un’epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile“.