Lo spazio inquieto di Franco Angeli

Attualità, di redazione, 30 Novembre 2022

Materiali inediti, film, foto e opere figurative, per ricostruire la biografia di un altro Franco Angeli, zio del regista, protagonista di uno dei periodi più ricchi della Storia italiana del Novecento: l’arte, il cinema sperimentale, gli amici Mario Schifano e Tano Festa, la sua città, Roma, il conflittuale rapporto con il PCI. Un racconto personale affidato a chi lo ha conosciuto bene: il fratello Otello, la figlia Maria, la moglie Livia, l’amico Marco Bellocchio

Sarà presentato al 40. Torino Film Festival nello speciale fuori programma ‘Pop Screen. L’arte nel cinema italiano degli anni sessanta e settanta’ Giovedì 1 dicembre alle 17.oo presso Gallerie d’Italia, Lo spazio inquieto, il film documentario dedicato all’opera e alla vita di Franco Angeli, uno dei più incisivi protagonisti della pittura e delle arti della seconda metà del novecento italiano (e non solo), ricercatore visionario anche fuori dalla tela, nel cinema. Il film, diretto dal nipote – omonimo – dell’artista, prodotto da Luce Cinecittà, si avvale di materiali inediti, film, foto e opere figurative e audiovisive, e le testimonianze preziose di amici e familiari, che regalano una visuale intima, non didascalica, rivelatoria, di un artista che ha fatto un uso iconico, folgorante di simboli e luoghi dell’immaginario collettivo, e resta un rivoluzionario attualissimo dello sguardo.

Materiali inediti, film, foto e opere figurative, per ricostruire la vita e il lavoro di Franco Angeli, protagonista di uno dei periodi più ricchi della storia italiana del Novecento: l’Arte, il cinema sperimentale, gli amici Mario Schifano e Tano Festa, la sua città Roma, il conflittuale rapporto con il PCI. Il nipote Franco Angeli, ne traccia un racconto personale e familiare affidandolo a chi lo ha conosciuto bene: il fratello Otello, la figlia Maria, la moglie Livia, l’amico Marco Bellocchio e critici e storici dell’arte.

Note di regia

Due linee di narrazione che procedono parallelamente. Da un lato lo sguardo critico sulle sue opere, esposto con lucidità e semplicità da Laura Cherubini, Luca Massimo Barbero e Bruno di Marino, dall’altro il racconto personale e particolare della sua vita, del suo lavoro quotidiano, dei suoi affetti, affidato alle voci della famiglia…

Ma le due linee di racconto, in realtà, non possono essere disgiunte, perché Franco era il suo lavoro: Franco non faceva il pittore, era un pittore, era un artista. E come dice sua moglie Livia, lavorava incessantemente, “come fosse in miniera”…

Lontano dalle immagini colorate e riconoscibili della Pop Art, dalla letteratura che vuole i pittori romani degli anni ’60 simili a delle rock star, contornati da donne bellissime, dal lusso e dall’eccesso, il mio documentario ha, per sua naturale genesi, uno sguardo familiare e intimo. 150 opere - ma avrei voluto metterne dieci volte di più - 50 fotografie - molte delle quali elaborate da Franco - inquadrature  tratte dai suoi film girati in 16mm con la sua Beaulieu con carica a molla o con l’Arriflex, le testimonianze, la musica di Maria Angeli, il carattere familiare del racconto, tutto questo per iniziare solo a tracciare l’immagine e il profilo di Franco Angeli, mio zio, uno dei maggiori artisti della seconda metà del novecento.

I film di Luce Cinecittà al 40° Torino Film Festival

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