‘Era Roma’, ovvero quando la città fu la Capitale della creatività

Il film di Mario Canale a Venezia alle Giornate degli Autori

In anteprima alle Giornate degli Autori il documentario di Mario Canale racconta la travolgente vita culturale a Roma dal 1963 al 1979

C’è il cinema, il teatro, la pittura, la letteratura,  la musica, e la politica nella Roma degli anni sessanta e settanta nel nuovo documentario di Mario Canale “Era Roma”, presentato alle XIX Giornate degli Autori di Venezia (31 agosto – 10 settembre) nella sezione ‘100+1. Cento film e un paese, l’Italia’

Prodotto da Archivio Orme, Surf Film, Luce Cinecittà, il film racconta una delle esperienze più travolgenti della cultura italiana: il manifestarsi tra il 1963 e il 1979 nel perimetro della Capitale d’Italia di una miriade di esperienze estetiche, sperimentali, avanguardistiche, underground, che con il cinema, la pittura, la scrittura, il teatro, la musica, e attraverso una rivolta politica, vollero cambiare la società italiana. Un caleidoscopio di nomi leggendari e di opere che ancora ispirano ed elettrizzano.

Il documentario racconta il taglio di tempo tra il 1963 – con la nascita del Gruppo ’63 – e il 1979 – anno del Festival dei Poeti di Castelporziano – in cui per una magica, felice congiura la Capitale d’Italia riuscì a riunire come un magnete una mai più ripetuta concentrazione di arti e artisti indipendenti, alternativi, underground, libertari. Accomunati dall’impulso a mescolarsi tra loro, e, attraverso la politica, a intrecciarsi con la vita, per cambiare l’esistenza. Sono gli anni che vanno dal cosidetto ‘boom’ al cosidetto ‘riflusso’, in mezzo a cui passa il Sessantotto.Sono anni in cui Roma vibra ancora del big bang de ‘La dolce vita’ di Fellini, e Ennio Flaiano ci passeggia perplesso e commosso. In cui Bernardo Bertolucci gioca al cinema con il Living Theatre, mentre i più lucidi film della contestazione sono realizzati da un pittore, Mario Schifano, e da un uomo di teatro, Carmelo Bene. La pittura brilla di nomi mitologici: Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Cesare Tacchi, Renato Mambor, ma la forma-quadro sta morendo. Il Gruppo ’63 di Angelo Guglielmi, Alberto Arbasino, Nanni Balestrini, lavora per far evadere la parola dalla forma libro, dalla forma romanzo, quasi dalla forma scritta, esaltandola. Il teatro esplode nelle cantine, sotto i colpi e i corpi di Carmelo Bene, Manuela Kustermann e Roberto Benigni. Il cinema è l’underground del suo profeta Alberto Grifi, che prima mette la pellicola al fuoco di una verifica incerta, e poi scopre il video. Oppure è l’arena di Massenzio, dove in migliaia si radunano davanti a uno schermo, per evadere dalla cappa degli anni di piombo.La poesia addirittura diventa un festival per una folla di persone di tutti i ceti sociali e di tutte le età: aristocratici, ribelli, borghesi, dropout, accorsi per sentire Allen Ginsberg, Gregory Corso, William Borroughs, Eugenj Evtusenko. Il cinema italiano vive la sua stagione più vivace: Fellini, Pasolini, Ferreri, Bellocchio, Bertolucci, i Taviani, Silvano Agosti, Maselli, Scola sono alcuni degli alfieri che da Roma al mondo non propongono film per sognare, ma sognano con i film una società diversa.Nasce la mitologia di alcuni luoghi: via Veneto, il Caffè Rosati eletto a ufficio di pittori, produttori, attori; il Beat ’72, la Galleria l’Attico.  Una proliferazione di isole creative, mentre Cinecittà continua a esportare nel mondo l’immagine di una città dei sogni all’interno di una città reale.

Attraverso strepitosi filmati d’archivio e brani di film (dell’Archivio Luce Cinecittà, del CSC, di Surf Film), e decine di testimonianze dei protagonisti raccolte negli anni, Era Roma è un precipitato di un tempo tumultuoso e incredibile, in cui le arti vollero mescolarsi alla vita, e tentare di fare della realtà un’opera d’arte. Un’esperienza che ha lasciato commoventi utopie e tristi fallimenti, una scia di capolavori e un’energia che ancora illumina.