In arte Nino

Il 4 giugno di vent'anni fa se ne andava Nino Manfredi

Il 4 giugno del 2004, esattamente dieci anni dopo Massimo Troisi, ci lasciava Nino Manfredi, altra generazione ma accomunati da analogo destino: Troisi si spense il giorno dopo la fine della lavorazione del suo ultimo film. Manfredi, subito dopo le riprese del suo ultimo lavoro, La fine di un mistero, nel luglio del 2003 venne colpito da un ictus dal quale non riuscì più a riprendersi e morì meno di un anno dopo.

Manfredi era nato il 22 marzo del 1921 in un piccolo paese della Ciociaria; famiglia modesta, di provenienza contadina, con il padre in pubblica sicurezza, si trasferiscono presto a Roma dove, nel 1937, il giovane contrae una gravissima forma di tubercolosi che lo costringerà per diversi mesi in sanatorio, dove comincia a familiarizzare con il mondo dello spettacolo.

Per seguire la volontà della famiglia conseguirà nel 1945 la laurea in legge, pur consapevole che la sua strada sarebbe stata un’altra: contestualmente agli studi di giurisprudenza si iscrisse all’Accademia nazionale d’arte drammatica dove si diplomò nel 1947 e dove conobbe, tra gli altri, Tino Buazzelli e Rossella Falk.

Manfredi lavorò inizialmente in teatro, recitando soprattutto in ruoli drammatici prima e nel varietà dopo.

L’esordio sul grande schermo avvenne invece nel 1949; per vederlo recitare in film di successo bisogna aspettare il 1956 quando escono Gli innamorati di Mauro Bolognini e Lo scapolo, di Antonio Pietrangeli, in cui Manfredi lavora accanto ad Alberto Sordi, Sandra Milo ed Abbe Lane. L’anno precedente aveva sposato Erminia Ferrari, alla quale restò legato tutta la vita.

Nel 1961 Manfredi indossa per la prima volta i panni dell’Arma nel film di Carlo Lizzani, Il carabiniere a cavallo. 25 anni più tardi, nel 1986, lo farà nuovamente ne Il tenente dei carabinieri, diretto da Maurizio Ponzi, accanto a Enrico Montesano con il quale presenta il film nel video in apertura.

I Sessanta sono sicuramente gli anni più prolifici per l’attore ciociaro: alla fine del decennio saranno 31 i film interpretati tra i quali ricordiamo A cavallo della tigre di Luigi Comencini, Gli anni ruggenti, di Luigi Zampa, I complessi, Operazione san Gennaro e Vedo nudo di Dino Risi fino a Nell’anno del Signore di Luigi Magni del 1969.

Il decennio successivo segna l’esordio alla regia per Manfredi che nel 1971 dirige e interpreta Per grazia ricevuta, film pluripremiato: miglior opera prima a Cannes, David di Donatello, Nastro d’Argento, Globo d’oro e Grolla d’oro. Nel 1972 con Mariangela Melato è il protagonista di Lo chiameremo Andrea, per la regia di Vittorio De Sica; nel 1974 interpreta due dei suoi film più belli: Pane e cioccolata di Franco Brusati e C’eravamo tanto amati di Ettore Scola che due anni dopo lo dirigerà ancora in Brutti sporchi e cattivi.

Dagli anni Ottanta in poi si diradano gli impegni sul grande schermo: Nanni Loy lo dirige in Café Express e Testa o croce e Luigi Magni in Secondo Ponzio Pilato e In nome del popolo sovrano. Nel 1998 sarà il figlio Luca a firmare la regia di uno dei suoi ultimi lavori, Grazie di tutto; figlio che lo omaggerà nel 2017 con il film TV In arte Nino, nel quale si raccontano i primi anni del padre nel mondo dello spettacolo.

Proprio in televisione l’attore colse gli ultimi successi con serie come Linda e il brigadiere e Le ragioni del cuore, dopo essere stato, nel 1972, un grandissimo Geppetto ne Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini.