Vittorio Emanuele III, il sovrano più controverso

Il 28 dicembre del 1947 muore in esilio Vittorio Emanuele III

Il 28 dicembre di 75 anni fa, esattamente il giorno dopo in cui venne promulgata la Costituzione repubblicana, scompariva in esilio ad Alessandria d’Egitto, il sovrano che più a lungo aveva regnato in Italia, Vittorio Emanuele III. Salito al trono il 29 luglio del 1900, succedendo al padre Umberto I, assassinato a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci, restò sul trono fino al 9 maggio 1946 quando abdicò a favore del figlio Umberto II.

Figura controversa, su di lui, contrariamente ad altri membri di casa Savoia, dopo il 1946 cadde una specie di oblio: nell’archivio Luce sono conservati più di 550 servizi e quasi 1700 foto, ma tutti precedenti quella data. Non sono presenti filmati o foto relativi alla sua morte mentre, al contrario, la scomparsa di Elena di Montenegro, sua moglie, venne commentata con parole commosse dalla Settimana Incom.

Scorrendo i cinegiornali del ventennio potrebbe sembrare che Vittorio Emanuele III si sia limitato a inaugurare mostre, opere pubbliche  e a presenziare visite di capi di stato esteri, dando sempre l’impressione di trovarsi perfettamente a suo agio anche quando il protocollo gli imponeva incontri imbarazzanti.

In realtà le cose andarono diversamente e ancora oggi sono molte le decisioni prese dal sovrano difficili da perdonargli: l’accondiscendenza verso il fascismo dalla marcia su Roma, quando diede via libera a Mussolini, all’entrata in guerra, passando per l’avventura coloniale e la firma apposta sul decreto che introduceva le leggi razziali. E poi, dopo l’8 settembre, l’ignominiosa fuga verso Brindisi, lasciando il paese alla mercé dei nazisti.

La tardiva abdicazione del maggio 1946 non salverà né se stesso né la sua famiglia dalla sconfitta nel referendum istituzionale e dall’esilio.