Il laboratorio cinematografico

La Conservazione

 La conservazione del patrimonio audiovisivo del nostro Archivio è da sempre quindi l’attività principe di questo settore dell’azienda. Ed è indispensabile partire da un assunto: “una buona conservazione è la miglior forma di restauro preventivo”.

La pellicola cinematografica, infatti, che costituisce gran parte della ricchezza dell’archivio, subisce come poche altre materie l’ingiuria del tempo.

Possiamo affermare che il suo degrado inizia al momento stesso della sua prima esposizione alla luce. Un degrado ineluttabile che nel corso degli anni porta inesorabilmente alla perdita dei contenuti-immagine. E la stessa dinamica distruttiva accade purtroppo similmente per le fotografie.    

Il materiale cinematografico dell’Archivio Storico è in diversi formati ma tra questi essenzialmente 35mm e 16mm. Il più antico presente è su supporto infiammabile, nitrato di cellulosa.

Le tipologie di pellicola presenti sono le più svariate: negativi, positivi, lavander, controtipi, internegativi e interpositivi, etc.

Esistono poi anche diverse migliaia di nastri videomagnetici conservati in Archivio appartenenti agli ultimi fondi acquisiti (Folco Quilici, Mario Canale, Silvano Agostie anche in questo caso nei più svariati formati e media fisici.

Per rallentare il processo di degrado, che riguarda tanto le pellicole quanto i nastri, è necessario garantire ai materiali un microclima stabile a temperatura e umidità controllata e costante e soprattutto al riparo da agenti atmosferici, dalle polveri e dai micro organismi che in essa proliferano, insomma da tutti quegli elementi patogeni che ne condizionano la stabilità.

Queste precauzioni, tutte vitali per le diverse tipologie di pellicola, diventano ancora più rigorose quando si tratta di pellicola infiammabile. Materia, quest’ultima, che ha fatto da supporto a tutta la produzione cinematografica, dai suoi albori fino ai primi anni cinquanta.

 

 

 

 

In questi anni, quindi, l’Archivio Storico Luce si è dotato di magazzini in osservanza con le vigenti norme di legge, con sistemi integrati di controllo e gestione anche a distanza (telegestione) della temperatura e dell’umidità relativa ma soprattutto nel pieno rispetto dei criteri della corretta conservazione emanati dalla Federazione Internazionale degli Archivi Filmici (FIAF). Criteri dove appunto i valori termo-igrometrici, in questi casi, sono elementi fondamentali per la migliore conservazione.

 

La dislocazione territoriale dei magazzini, tutti a Roma, tiene conto proprio delle raccomandazioni della FIAF anche per quanto concerne la doppia dislocazione delle matrici improntata sul principio del “disaster recovery”.

Principio secondo il quale le varie copie di un soggetto vengono conservate in uno o più "siti secondari" per far sì che, in caso di disastro, appunto, o calamità naturale tale da rendere inutilizzabili le matrici originali (terremoto, inondazione, attacco terroristico, etc.), non si perda il contenuto del soggetto stesso proprio per l’esistenza di copie di sicurezza dislocate altrove rispetto al deposito interessato. Ragion per cui di ogni originale custodito ve ne sia uno o più cloni conservati in luoghi distinti e separati.

Il Restauro fisico e la Riconversione digitale

 

Il secondo assunto in un Archivio Filmico è inevitabilmente quello che recita che “non c’è conservazione senza una adeguata riconversione”.

Ma la riconversione non può non prescindere dalle attente mani dei tecnici della pellicola che controllano e preparano i materiali per le successive operazioni di digitalizzazione.

Il laboratorio pellicole dell’Archivio Storico è infatti uno dei punti d’eccellenza della nostra azienda che vede protagonisti tecnici dalla lunga esperienza nel saper trattare un prodotto così sensibile e delicato come la pellicola cinematografica.

Ogni giorno personale attento e appassionato impiega diverse ore di lavoro a pulire e ricostruire fisicamente i danni esistenti sulle pellicole arrecati dal degrado degli anni o dall’uso talvolta non propriamente attento dei nostri antenati.

 

 

 

E’ bene sottolineare che a partire dagli anni ’70 l’azienda ha dato corso al programma di riconversione e messa in sicurezza del proprio patrimonio.

Il lavoro svolto negli anni ha portato alla produzione di almeno due matrici di sicurezza (per il b/n lavander o controtipo 35 mm, interpositivo e internegativo per il colore). Il’75% quindi del materiale cinematografico, ha una seconda e anche una terza copia di conservazione custodita in magazzini idonei sempre nel rispetto del disaster recovery.

Questo tipo di riproduzione (riconversione) realizzata con tecnologie analogiche è stata interrotta con l’avvento delle nuove tecnologie che ci vedono oggi impegnati nella transcodifica digitale, alla massima risoluzione possibile (2k/4k), dell’intero patrimonio dell’Archivio sul quale il materiale più antico gode ovviamente dello stato di priorità.

Le copie digitali di nuova creazione vanno ad integrare e non a sostituire le copie analogiche di sicurezza. Le matrici originali, anche se disponibili nella nuove versioni digitali, resteranno sempre risorse imprescindibili per la migliore conservazione dei contenuti.

I nuovi strumenti digitali, oltre all’impareggiabile versatilità, hanno un grado di durevolezza di gran lunga superiore alle emulsioni fotografiche tradizionali. Inoltre gli stessi documenti tradotti in segnali numerici, in “bit”, manterranno inalterate le loro caratteristiche per un tempo indefinito. Una sequenza numerica resta uguale a se stessa, a meno di interventi intenzionali che, nel caso ce ne fossero, potrebbero essere solamente migliorativi (leggi: restauro digitale).

Grazie alla sensibilità dimostrata dalla Direzione Generale Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ci siamo dotati quindi delle attrezzature necessarie alla realizzazione di un sistema di gestione digitale dei filmati, a cominciare dall’acquisizione delle pellicole con film-scanner, in un formato dati ormai standardizzato a livello internazionale (la normalizzazione garantisce la certezza dell’interoperabilità dei risultati ottenuti).

Siamo quindi oggi in grado di archiviare una copia digitale in formato numerico, in modalità del tutto trasparente rispetto a utilizzazioni future, passando quindi per il ricondizionamento e il restauro digitale, ma garantendo, allo stesso tempo, l’eventuale migrazione automatica in nuovi sistemi di storage (quali che siano in futuro), per tornare poi, all’occorrenza, nuovamente in pellicola senza nessuna apparente perdita di qualità. Gli scanner di nuova generazione, infatti, consentono di effettuare la riconversione digitale della pellicola a costi sensibilmente più bassi rispetto al passato, pur mantenendo un livello d’eccellenza nella qualità della trascrizione.

 

 

 

E’ a partire da queste convinzioni perciò, che ci siamo dotati di una struttura di tecnologia integrata in grado di gestire l’intero processo di riconversione e restauro del proprio patrimonio filmico. A fianco quindi del tradizionale laboratorio di trattamento dei supporti analogici è stato installato un laboratorio digitale il cui Workflow abbraccia tutti i reparti tecnici dell’Archivio Storico. Il punto qualificante è rappresentato, oltre che dall’eccellenza delle apparecchiature, dall’ infrastruttura di sistema e dalle funzionalità del Media Asset Management

In conclusione la trasformazione in formato numerico del patrimonio iconografico LUCE, trae la sua ragion d’essere dalla necessità di intraprendere nuove forme conservative e gestionali da affiancare alle matrici originali, e di rendere disponibili migliori strumenti di ricerca per l’accesso in una modalità più versatile e sicura. La scelta quindi nasce dall’esigenza di rafforzare il servizio per alcune categorie di utenti che abitualmente frequentano i nostri Archivi (studenti, editori, ricercatori, società di produzione cinematografica e televisiva), senza naturalmente trascurare i supporti analogici tradizionali, che rischiano, se abbandonati, processi di usura e deperimento.

L’accrescimento della domanda di accesso, la disponibilità, il numero di richieste evase e la cessione di diritti di utilizzo, sono progressivamente aumentati proprio grazie alla riconversione digitale intrapresa. Abbiamo sempre avuto ben presente, fin dalla fase progettuale, che il rapporto fra obiettivi, strumenti e compiti assegnati, sono strettamente interdipendenti. Riteniamo che i risultati raggiunti siano del tutto commisurati alle risorse, economiche, umane ed al contesto in cui il processo è stato intrapreso. Attualmente la realizzazione del progetto di riconversione digitale è ancora in corso e procede per piani di lavoro annuali.

Testo a cura di Fabrizio Micarelli

Contatti

Fabrizio Micarelli    
f.micarelli@cinecittaluce.it
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