Crisi di governi

Le consultazioni per la formazione di un nuovo governo, una consolidata prassi nell'Italia repubblicana

Con le dimissioni di Mario Draghi è iniziato il lungo iter che potrebbe portare, nel giro di un paio di mesi, a nuove elezioni anticipate, le ottave nella storia dell’Italia repubblicana. Questo a meno che dalle consultazioni, che inizieranno nelle prossime ore, il capo dello Stato Sergio Matterella, non otterà indicazioni differenti.

Le consultazioni presso il Quirinale hanno sempre rappresentato il passaggio iniziale dopo l’insediamento di nuove Camere o, come in questo caso, dopo una crisi di governo. È però dal 1950 che il Presidente della Repubblica riceve partiti e autorità politiche prima di decidere a chi affidare l’incarico di formare il nuovo governo. Non si tratta di una regola scritta, quanto piuttosto di una prassi consolidata, diventata da allora quasi rituale: si inizia con gli ex capi dello stato, per passare ai presidenti di Camera e Senato e quindi le delegazioni dei partiti.

Nel corso dei decenni sono passati davanti si microfoni dei giornalisti presenti al Quirinale i segretari di tutti i partiti italiani.

Già nel 1953 abbiamo quello che sarà conosciuto poi come mandato esplorativo: Luigi Einaudi lo assegna a De Gasperi, in quello che sarà il suo ultimo tentativo di formare un esecutivo e che porterà alla nascita, dopo un passaggio in Parlamento, di un Governo presieduto da Giuseppe Pella dopo un tentativo di Attilio Piccioni: uno dei cosiddetti governi  balneari, che caratterizzeranno la prima repubblica: nato ad agosto entrerà in crisi già nel gennaio successivo. Analoga situazione l’avremo a cavallo tra il 1958 e il 1959 quando a Amintore Fanfani, entrato in carica a luglio, succederà Antonio Segni.

L’ultimo cinegiornale che ci parla di consultazioni è del 1978: il terzo governo presieduto da Giulio Andreotti entra in crisi poche settimane prima del rapimento di Aldo Moro. Questo avvenimento porterà alla nascita di un nuovo esecutivo guidato dal leader DC che otterrà la fiducia proprio il 16 marzo del 1978.

Moro al Quirinale stringe al Segretario Generale della Presidenza della Repubblica Ferdinando Carbone, dietro si vede Ceschi, 1954