Parlando di Marlon Brando

Attualità, di redazione, 3 Aprile 2024

Due grandi registi italiani, Gillo Pontecorvo e Bernardo Bertolucci, parlano di Marlon Brando, di cui il 3 aprile ricorrono i cento anni dalla nascita.

Pontecorvo, intervistato nel 1996 da Annarosa Morri racconta degli scontri che ebbe con la star americana quando girarono insieme Queimada nel 1969: Gli scontri con Brando "ci sono stati ma mi rendo conto adesso che la colpa era molto spesso mia perché ero di una pignoleria che invecchiando non avrei più. Una volta gli ho fatto rifare una scena 41 volte ed era lui solo. Abbiamo finito il film senza salutarci". Dal momento che però c'era molto simpatia tra Brando e la famiglia di Pontecorvo, dopo due anni decise di mandargli una cartolina di auguri di Natale: "Caro Marlon, visto che non rischiamo più né tu né io l'orrida situazione di dover fare un film insieme, sentiamo la voglia di dirti buon Natale e buon anno". L'attore non rispose ma dopo tre anni propose proprio Pontecorvo per dirigere un film sulla causa dei pellerossa. Il progetto andò anche parecchio avanti, i due si incontrarono, si misero d'accordo su tutto ma alla fine non se ne fece per problemi con la produzione.

Bernardo Bertolucci racconta di come ingaggiò Marlon Brando per Ultimo tango a Parigi

Bertolucci su Marlon Brando
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Tratta da Hollywood: The rebels, Marlon Brando, prodotto da Donatella Baglivo nel 1982, l'intervista a Bernardo Bertolucci racconta di come avvenne la scelta dell'attore statunitense come protagonista di Ultimo tango a Parigi: "Una sera a piazza Navona cercavamo un nome ideale per il film e mi è scappato il nome di Marlon Brando. Sembrava detto quasi per gioco, sembrava una boutade. Una delle persone presenti si è alzata a ha detto, aspetta che vado a fare una telefonata. È tornato dopo pochi minuti dicendo, parlo con Marlon Brando domani. Insomma nel giro di una settimana ci siamo incontrati Brando ed io a Parigi. Io non credevo ai miei occhi perché Brando era una specie di mammut mitico, una specie di grande dinosauro, col quale non avrei mai pensato o sperato di lavorare. Gli ho raccontato l'idea che avevo del film molto rapidamente. Comunque il primo incontro è stato una specie di colpo di fulmine, nel senso che Marlon ha accettato quasi subito di fare Ultimo tango". Dice poi Bertolucci che l'intera troupe era affascinata, quasi innamorata di lui "e credo che Marlon fosse molto eccitato dall'idea di fare un film diverso da tutti quelli che aveva fatto, nel senso che non doveva cercare di costruire un personaggio alla maniera di Stanislavskij. Ricordo che all'inizio c'era un pochino di sospetto perché Marlon è molto geloso della sua privacy, quindi quando ha capito che il mio sistema di lavoro era quello di andare a scavare nella sua vita, a cercare di rubargli dei segreti, da un lato era estremamente eccitato e stimolato e da un altro era molto sospettoso. Però si è molto lasciato andare. Credo però che alla fine del film abbia avuto anche dei dubbi se fosse giusto lasciarsi andare così".

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