Il giorno della memoria

Attualità, di redazione, 27 Gennaio 2020

Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche liberano il campo di concentramento di Auschwitz. Si trovarono davanti circa 7000 prigionieri ancora in vita in condizioni gravissime sia fisiche che psicologiche, condizioni che segnarono, per molti di loro, il resto della vita.

Il 20 luglio del 2000 il Parlamento italiano approva che in quella data venga istituito il Giorno della memoria: "La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati".

Ogni anno, da allora, il 27 gennaio, si celebra il Giorno della memoria. Ed è fondamentale perché come disse Primo Levi e come ci ha ricordato in questi giorni Liliana Segre: "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario" e perché è obbligatorio evitare la banalizzazione di quanto successo, banalizzazione che spesso è l'anticamera dell'oblio. Contro tutto ciò, contro la negazionismo e revisionismo tutte le inziative che tendono a mantenere vivo il ricordo di quanto è successo sono le benvenute.

Quest anno l'Archivio storico di Intesa San Paolo, con il CDEC, hanno messo online un progetto di grande interesse, Storie restituite. Due archivi raccontano, attraverso il Fondo Egeli, dei beni requisiti ai cittadini di religione ebraica in seguito all'approvazione delle leggi razziali, come possiamo vedere nel video di Silvana Profeta, a cura di Antonella Pagliarulo, prodotto da Regesta.exe.

Lo abbiamo scritto altre volte: nell'Archivio Luce sono pochissimi i documenti che raccontano la Shoah e i campi di concentramento. Ancora meno quelli che parlano della legislazione razziale. Nella galleria qui sopra gli articoli che abbiamo dedicato ad antisemitismo e questione ebraica.

Suscitano sicuramente inquietudine le parole del Giornale Luce del 1941: "Varsavia ha ripreso il suo aspetto normale. Speciali carrozze tranviarie sono riservate agli ebrei". Ma sono eccezioni.

Qualcosa di più si trova nei Cinegiornali del dopoguerra: nel Notiziario Nuova Luce, testata uscita tra il 1945 e il 1947, troviamo due servizi, entrambi del 1946: il primo dedicato a padre Maria Benedetto, che si è fatto promotore dello schedario mondiale dei dispersi europei, e il secondo che ci parla di una scuola per profughi ebrei scampati ai campi di concentramento che si è aperta a Fano.

Lo stato ebraico sorgerà in Palestina, dopo la decisione dell'ONU, e gli ebrei romani festeggiano all'arco di Tito. Intanto molti degli scampati alle persecuzioni lasciano l'Europa diretti verso Israele.

Già dal 1958 però lo spettro dell'antesimitismo torna ad aleggiare sull'Europa: a Roma viene imbrattata la lapide della Sinagoga su cui sono riportati i nomi dei cittadini romani di religione ebraica trucidati dai nazi-fascisti mentre in Germania viene arrestato e processato per direttissima un uomo accusato di aver inneggiato a Hitler in un ristorante di Berlino ovest.

Nel 1960, sempre a Roma si svolge un convegno sull'antisemitismo e nel 1963 viene celebrato il ventennale della rivolta nel ghetto di Varsavia.

Un ultimo servizio, del 1976, racconta di una manifestazione a Roma delle comunità ebraiche che protestano per la scarcerazione, per motivi di salute, del criminale nazista Herbert Kappler, che l'anno successivo riuscì ad evadere dall'ospedale militare del Celio e a tornare in Germania.

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